I bambini delle «periferie» d'Europa scrivono al Papa
Lettere e disegni raccolti in un libro che sarà donato domani al Pontefice. Ci sarà anche Vasile, un orfano moldavo di 11 anni: «Mi mandi una tua foto così posso dire anch'io di avere un papà?». L'omelia a S. Marta: Gesù non ha bisogno di eserciti per vincere il male
Riprendono domani le udienze generali di Papa Francesco dopo la pausa estiva. Il Pontefice, impegnato in questi giorni in prima persona a cercare di far tacere le armi in Siria, riceverà anche una delegazione del Consiglio delle Conferenze episcopali europee che gli consegnerà un libro di disegni e lettere che alcuni bambini, rappresentanti delle «periferie» dei 42 Paesi europei, hanno indirizzato al Papa. Una copia della raccolta dei disegni e delle lettere verrà autografata dal Pontefice. All'udienza parteciperà anche un bambino moldavo di Chisinau, Vasile S., 11 anni, che sarà una sorta di «ambasciatore» dei bambini, accompagnato dal suo vescovo, monsignor Anton Cosa. La sua lettera è commovente. «Caro papà Francesco, mia sorella mi ha detto che devo chiamarti Papa perchè sei una persona importante, ma io non so cosa significa Papa e allora ti chiamo papà... - scrive il bambino moldavo, orfano di padre e di madre - Ora la mia mamma non c'è più, perché delle persone cattive le hanno fatto del male. Voglio dirti che ogni giorno vengo a mangiare in una cucina che ha il tuo nome, Papa Francesco, perché un prete ci ha raccolti dalla strada dove vivevamo qui a Chisinau, ci ha dato una casa dove dormire e mangiamo quello che lui cucina nella tua casa, perché dove mangio c'è scritto Papa Francesco, quindi è casa tua. Sono contento, anche se mi hanno rubato la mamma: ho trovato una casa, la tua cucina, tanti amici, questo prete e tutti insieme andiamo a scuola, siamo puliti e ho anche una bicicletta». Il piccolo Vasile rivolge anche una richiesta personale a Francesco: «Per favore, mi mandi una tua fotografia, così l'appendo dove dormo e anche io posso dire che ho un papà? Ti prometto - è lo scambio innocente proposto dal bambino moldavo - che se mi mandi una tua foto io farò i compiti». Non manca un regalo per il Papa: «Ho fatto una piccola croce per te. Vedi? C'è un bambino sulla croce che ride, perché l'uomo prete ci dice sempre che anche quando si soffre bisogna sorridere!». Tra gli altri messaggi dei bambini, il francese Clement, 8 anni, ha illustrato un invito personale a Jorge Mario Bergoglio per andare in visita a Rennes, con tanto di percorso tratteggiato in cartina da Roma fino alla città del nord-ovest francese. Jef, 10 anni, padre olandese e madre filippina, chiede l'intervento del Papa perché si dice preoccupato per il futuro di sei «cose»: «gli animali, l'ambiente, la fede, la natura, i poveri e... il calcio», ben conoscendo la passione sportiva di Francesco. Daniela di 12 anni, italiana che vive a Istanbul, invita il Pontefice in Turchia perché ha fatto la prima comunione con papa Benedetto XVI e ora vuole ricevere l'eucarestia da papa Francesco. «La mia vita è cominciata qui», scrive riferendosi al disegno che mostra una barca con la scritta «Chiesa». E poi confessa al Santo Padre: «Io canto per te». Il più piccolo dei bambini che hanno scritto al Papa è il greco Joseph, appena 5 anni. «Leggendo le parole e osservando i disegni - scrive nella prefazione monsignor Duro Hranic, l'arcivescovo croato alla guida della Ccee - emerge una Chiesa autentica e giovane, semplice perché attaccata alla verità del Vangelo, unita intorno al suo Papa». Durante la consueta omelia a S. Marta, il Papa questa mattina ha ricordato che «Gesù non ha bisogno degli eserciti per vincere il male, non ha bisogno di un esercito per scacciare via i demoni. Dove c'è Gesù ci sono sempre umiltà, mitezza e amore, non la superbia, la forza, l'orgoglio». Francesco ha ribadito che «l'identità cristiana è un'identità della luce, non delle tenebre». Eppure, osserva, «quanti credono di vivere nella luce e sono nelle tenebre, ma non se ne accorgono...». La luce di Gesù «possiamo conoscerla, perché è una luce umile, non è una luce che si impone. La luce che ci offre il mondo è una luce artificilae, forse forte - più forte è quella di Gesù, eh! - forte come un fuoco d'artificio, come un flash. Invece la luce di Gesù è mite, tranquilla, una luce di pace, come la luce nella notte di Natale: senza pretese. È una luce mite, con la forza della mitezza, una luce che parla al cuore e che ti offre la Croce. Se siamo uomini miti, sentiamo la voce di Gesù nel cuore e guardiamo senza paura la Croce». Se, invece, «viene una luce che ti rende orgoglioso, una luce che ti porta a guardare gli altri dall'alto, a disprezzare gli altri, che ti porta alla superbia, allora quella non è la luce di Gesù - ammonisce Francesco - ma è la luce del diavolo travestito da Gesù, da angelo della luce». Intanto emergono alcuni dettagli sulla veglia per la Siria in programma sabato. La durata è stata accorciata (finirà alle 23) e la preghiera dovrebbe essere divisa in due parti, una di carattere più ecumenico, l'altra di impronta maggiormente cattolica. Il discorso del Papa è previsto tra le 21 e le 21.30.