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Mistero fitto sulla sorte di padre Dall'Oglio

LIBANO: CONFERENZA ROMA; CITTA' PROTETTA, ZONA VERTICE BLINDATA

La Santa Sede non è in grado di confermare il rapimento del gesuita in Siria. Anche la Farnesina parla di vicenda dai contorni poco chiari. Il nunzio mons. Zenari invita alla cautela

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È sempre più fitto il mistero sulla sorte di padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita di cui non si hanno più notizie in Siria. Il vicedirettore della sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ha detto di «non essere in grado di confermare il rapimento». Anche per la Farnesina è «una vicenda dai contorni ancora poco chiari». L'Unità di Crisi e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, seguono da vicino gli sviluppi. Secondo alcune fonti, il religioso sarebbe entrato in Siria nel nord, in una zona controllata dai ribelli e sarebbe stato rapito a Raqqa, da gruppi integralisti, che farebbero parte del gruppo per lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante, nemici di Assad. «Mi sorprende - ha dichiarato il nunzio apostolico Mario Zenari ad AsiaNews - che a lui sia successo questo. In quelle zone è conosciuto, e gode di un certo rispetto nelle zone dei ribelli». Padre Dall'Oglio, romano di 58 anni, dal 1982 ha lavorato per il restauro del monastero cattolico di Mar Musa (Monastero di San Mosè l'Abissino), nel deserto a nord della capitale siriana, costituendo una comunità monastica aperta al dialogo con l'islam. Allo scoppiare della cosiddetta «primavera araba» a Damasco, padre Dall'Oglio ha assunto posizioni critiche verso il regime di Assad tanto che nel 2011, Damasco decretò la sua espulsione, poi effettivamente avvenuta lo scorso anno. Lasciato il Paese, padre Dall'Oglio è spesso rientrato nel nord controllato dai ribelli siriani. Monsignor Zenari spinge alla cautela: «Qui in Siria girano spesso notizie che poi si sono rivelate false o imprecise, come quella sui tre frati decapitati, che non erano frati; o quella sull'avvenuta liberazione dei due vescovi ortodossi, dimostratasi falsa. Alla fine - conclude il nunzio - in Siria non c'è da sorprendersi più di nulla, dato il caos che regna. All'inizio la situazione era abbastanza chiara, ma ora è molto complicata e il conflitto si è intrecciato a non finire. Quello che è da sottolineare è la sofferenza della povera gente, i diritti umani violati, capire le intenzioni di tutti, dove si sta andando. È un compito immane e intanto il Paese va a rotoli e non si vede la fine del tunnel».

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