Il rifugio delle tartarughe scaricate per le ferie
Un "esercito" di tartarughe abbandonate. In tre anni si sono centuplicate. Dalle poche decine di esemplari che si contavano nel 2010, si è passati a oltre 700, ed oggi il Centro ittiogenico di Sant'...
Un "esercito" di tartarughe abbandonate. In tre anni si sono centuplicate. Dalle poche decine di esemplari che si contavano nel 2010, si è passati a oltre 700, ed oggi il Centro ittiogenico di Sant'Arcangelo di Magione, di proprietà della Provincia di Perugia, alla qualsi conferma quanto il ricovero per eccellenza di tartarughe acquatiche in Italia. Questi rettili sembrano aver trovato il luogo ideale per sopravvivere e riprodursi, dopo che i proprietari scelgono di liberarsene. Il fenomeno dell'abbandono, argomento ricorrente nelle cronache estive, si allarga fino a comprendere i rettili come le tartarughe che, nel crescere di dimensioni, diventano di difficile gestione all'interno degli ambienti domestici. Al Centro ittiogenico di Sant'Arcangelo, (da pochi anni anche fattoria didattica e appunto ricovero per tartarughe esotiche), arrivano esemplari da tutta Italia. «La Provincia di Perugia - dichiara il presidente Marco Vinicio Guasticchi - da sempre attenta anche alla difesa dei diritti degli animali, cerca di svolgere questo compito a 360 gradi. Accanto alle campagne per combattere i fenomeni di randagismo, si è voluto dare una risposta anche al problema dell'abbandono degli animali esotici, serio pericolo per la conservazione dell'ecosistema». L'impegno della Provincia di Perugia, attraverso il personale del Centro ittiogenico, nel prelevare e custodire gli esemplari abbandonati, va avanti da anni e viene svolto in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato (Ufficio Cites). A rivolgersi alla struttura, sono cittadini che non possono più tenerli ma spesso sono le amministrazioni pubbliche di tutta Italia a inviare esemplari rinvenuti durante le bonifiche degli invasi pubblici, dove le tartarughe finiscono per mano di proprietari senza scrupoli. L'abbandono di specie esotiche può essere causa di danni ambientali perché compromette l'ecosistema e le altre specie. «Da una attività iniziata casualmente - racconta ancora Natali - dopo il rinvenimento di alcune tartarughe nel lago, ci si è resi conto che con un minimo impegno, si poteva rendere un servizio importante, perché oltre alla tutela si garantiva la salvaguardia degli ambienti naturali dalla sempre negativa introduzione di specie esotiche».