Ilva: Si dimettono consiglieri Ferrante, Bondi e De Iure
Taranto - Si prospetta sempre più nero il futuro del siderurgico jonico e dell'intero comparto industriale legato all'acciaieria pugliese. Dopo il sequestro preventivo di oltre otto miliardi di euro disposto ieri del giudice Patrizia Todisco sostenendo che la proprietà abbia accumulato introiti senza investire nell'ammodernamento degli impianti, l'Ilva registra oggi le dimissioni dell'intero consiglio di amministrazione composto da Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure mentre dall'azienda hanno fatto sapere che allo stato "sono a rischio 24 mila posti di lavoro diretti, 40 mila con l'indotto". I vertici Ilva, in una drammatica riunione a Milano terminata poco dopo le 13, hanno inizialmente esaminato il provvedimento del Gip annunciando di aver dato mandato ai legali di impugnarlo: "l'ordinanza - è scritto nella nota dell'azienda - colpisce i beni di pertinenza di Riva Fire e in via residuale gli immobili dell'Ilva che non siano strettamente indispensabili all'esercizio dell'attività produttiva nello stabilimento di Taranto". I manager hanno obiettato che queste risorse sono indispensabili per l'attività industriale e per dare attuazione alle disposizioni sulla produzione ambientalizzata previste dall'Aia e della legge 231 del 2012. Per questo il passaggio successivo sono state le dimissioni con la convocazione per il cinque giugno prossimo dell'assemblea dei soci per nominare un nuovo cda. Immediate le reazioni politiche che chiamano in causa l'esecutivo Letta per scongiurare una crisi industriale con imprevedibili riflessi occupazionali e sociali. Per il deputato Raffaele Fitto, leader del Pdl pugliese, "i recenti sviluppi giudiziari rischiano di impattare in modo drammatico sull'economia italiana. E' messa in discussione la credibilità dell'Italia, e per questo è fondamentale ed urgente che il Governo convochi ad horas a Palazzo Chigi un tavolo sulla questione Ilva". Anche il governatore della Puglia Nichi Vendola ha invitato il governo Letta a convocare già lunedì prossimo un tavolo a Palazzo Chigi con "tutti i protagonisti sociali e istituzionali della vertenza". Allarmata per il destino dell'attività industriale jonica Susanna Camusso, segretario della Cgil: "La notizia delle dimissioni del Cda dell'Ilva di Taranto è preoccupante. Ora deve essere garantita la continuità di direzione degli stabilimenti e la continuità produttiva". Il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli ha paventato il rischio che l'azienda vada "allo sbando totale" dopo le dimissioni del cda. Infine Rocco Palombella, segretario generale dell'Uilm, ha chiesto al governo di assumersi "direttamente la responsabilità della gestione dello stabilimento Ilva di Taranto e di tutti gli altri siti del gruppo siderurgico". Infine nel tardo pomeriggio, raccogliendo le sollecitazioni di politica ed enti locali il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato ha convocato un primo incontro lunedì a Roma con Enrico Bondi, amministratore delegato della società, al quale è invitato anche il governatore della Puglia Nichi Vendola.