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Il salva-Verdini immaginario

Marco Gorra
Marco Gorra

COSE CHE CAPITANOMarco GorraMarco Gorra, nato a Roma nel 1982. Giornalista, batterista, portiere

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Beati gli americani, cui quando si tratta di fake news almeno tocca in sorte roba di livello tipo Trump o Putin. Mica come quaggiù, dove alla voce bufale tocca farsi bastare Denis Verdini. La vicenda è nota: passa un emendamento che consente ai residenti in Italia di candidarsi all'estero. Emendamento che, con salto logico oltre l'agile, opposizioni varie e media d'area ribattezzano «salva-Verdini». La logica è la seguente: avendo avuto la verdiniana Ala un accordo col Movimento degli italiani all'estero ed avendo Verdini procedimenti in corso, ne discende che l'emendamento gli servirà per farsi eleggere oltreconfine eludendo così gli incomodi domestici. Peccato solo che: a) l'emendamento in questione fosse una tecnicalità atta a sanare la stortura per cui era concesso a un residente all'estero di candidarsi in Italia ma non viceversa (prova ne è che la correzione passa in commissione senza che nemmeno un grillino dica ba o presenti emendamenti correttivi); b) di «salva-Verdini» si inizi a parlare solo dopo che la parlamentare italo-brasiliana Renata Bueno, cui altra disposizione - successivamente sanata - impediva la ricandidatura alza il polverone. Ma soprattutto peccato che c) Verdini sia da tempo immemore proprietario di casa in Svizzera, e pertanto perfettamente in grado, qualora lo volesse, di elevarvi residenza onde candidarsi all'estero anche senza usufruire del famoso emendamento. E allora lo scandalo e la vergogna dove stanno? Misteri della politica. E delle fake news. 

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