Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Sanremo 2018, Ermal Meta e Fabrizio Moro dimostrano che il regolamento è da rifare

Il caso mette a nudo i difetti del Festival

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

L'anno prossimo magari a qualcuno potrebbe venire in mente di presentarsi a Sanremo col ritornello di «Nel blu dipinto di blu». E chissà che, incrociando le dita e allargando le braccia, potrebbe pure vincere. Bella forza direte. Sì perché in base all'attuale regolamento del Festival della canzone italiana, un brano in gara può essere considerato «nuovo» anche se per un terzo della sua durata contiene stralci di un'altra canzone. Anche se famosa e già pubblicata. Non è questo il caso ma il brano di Ermal Meta e Fabrizio Moro ha creato comunque un precedente. La loro «Non mi avete fatto niente» è stata riammessa in gara nonostante il suo ritornello ricalchi quello di «Silenzio», brano presentato tre anni fa nella selezione di Sanremo Giovani e composto dallo stesso Andrea Febo. Non si tratta di plagio dunque. Il punto è un altro. Come si fa a considerare davvero «nuova» una canzone che per oltre 1 minuto e 3 secondi sui 3 minuti e 24 totali ripropone testo e melodia di un altro brano? D'altronde lo dice anche l'ufficio legale di viale Mazzini: «I ritornelli delle due canzoni sono parzialmente sovrapponibili nella musica e nel testo». Non abbiamo nulla contro Ermal Meta e Fabrizio Moro che, tra l'altro, sono tra i nostri autori più talentuosi. Ma loro stessi hanno sentito la necessità di spiegare che non sono «due furbacchioni». Ed è vero. Si sono trovati all'interno di un meccanismo perverso, gestito ancor peggio dall'intera macchina del Festival che è sembrata alquanto disorientata dalla patata bollente. Non sapendo che pesci prendere. Artisti prima sospesi e poi rimandati al giorno dopo. Brani caricati online e rimossi in fretta e furia appena è scoppiato il caso. Ma il vero centro della questione è proprio il regolamento di un Festival che, evidentemente, non è più al passo coi tempi e non è più in grado di rispondere alle esigenze di un mercato musicale che cambia sempre più in fretta. Nell'epoca dei campionamenti e della musica liquida bisognerà metterci mano al più presto. Prima di mettere in difficoltà altri musicisti. O almeno prima di vedere il clone di Domenico Modugno canticchiare all'Ariston: «Penso che un sogno così...».

Dai blog