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Consulta e ballottaggio, 34 anni di sindaci incostituzionali?

Carlantonio Solimene
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Il ballottaggio è incostituzionale. Lo ha deciso la Corte Costituzionale il 25 gennaio scorso e io, come immagino tanti altri italiani, mi sono posto un semplice quesito: e allora la legge per i sindaci? Vuol dire che dal 1993, con doppio turno e ballottaggio, abbiamo eletto sindaci incostituzionali? Le motivazioni della sentenza con la quale la Consulta ha spiegato la bocciatura dell'Italicum nella sua versione originale sono state appena pubblicate e ci forniscono una risposta. Basta scorrere la sentenza fino a pagina 75. Cito testualmente: "Merita, infine, precisare che l'affermata illegittimità costituzionale delle disposizioni scrutinate non ha alcuna conseguenza né influenza sulla ben diversa disciplina del secondo turno prevista nei Comuni di maggiori dimensioni (...). E' pur vero che nel sistema elettorale comunale l'elezione di una carica monocratica qual è il sindaco, alla quale il ballottaggio è primariamente funzionale, influisce in parte anche sulla composizione dell'organo rappresentativo. Ma ciò che più conta è che quel sistema si colloca all'interno di un assetto istituzionale caratterizzato dall'elezione diretta del titolare del potere esecutivo locale, quindi ben diverso dalla forma di governo parlamentare prevista dalla Costituzione a livello nazionale". Provo a tradurre per i meno esperti di diritto: il ballottaggio ha senso nei Comuni perché in quel caso il fine ultimo è eleggere l'organo di governo monocratico. Il fine ultimo delle elezioni politiche è, invece, la rappresentanza, non eleggere il presidente del Consiglio. Che, infatti, non viene eletto, bensì nominato dal Quirinale e "fiduciato" dalle Camere. Se, quindi, in futuro l'Italia volesse ricorrere al secondo turno e al ballottaggio per avere maggioranze parlamentari certe, dovrebbe trasformarsi da Repubblica parlamentare a Repubblica presidenziale (o semipresidenziale). Eleggere direttamente il Presidente, come avviene in Francia. E l'aspetto più paradossale della vicenda è proprio questo: una battaglia storica del centrosinistra (il doppio turno con ballottaggio) e una storica del centrodestra (il presidenzialismo) vanno a braccetto tra loro. Costituzionalmente, devono coesistere. Che sia un segnale divino verso le larghe intese?

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