STAMPA & POLITICA

Grillo, i giornali e quello strisciante doppiopesismo

Carlantonio Solimene

Alcuni giorni fa Beppe Grillo ha lanciato dal suo blog il fantomatico premio “bufalino d’oro”, candidando quattro articoli usciti su quotidiani vari e da lui ritenuti falsi e diffamatori nei confronti del MoVimento 5 Stelle. La faccenda, in realtà, ha avuto meno clamore di quanto forse lo stesso Grillo sperasse. Dalla rubrica “Il giornalista del giorno” in poi, gli attacchi del comico alla stampa sono diventati una costante. Quindi non fanno più molta notizia. A ritenere la questione degna d’interesse, però, è stata Luisella Costamagna in un commento scritto per il Fatto Quotidiano. Il titolo è abbastanza esplicito: “bufalini a 5 Stelle o bufalone del governo?”. Il senso è così sintetizzabile: è vero, Grillo attacca la stampa e questo , in un Paese a rischio come il nostro, è sempre stigmatizzabile. Ma per il popolo italiano sono più gravi i deliri sulle scie chimiche dei parlamentari a Cinque stelle o le bugie del governo su Montepaschi? La domanda, ovviamente, è retorica. E sottintende una morale assolutoria nei confronti del capo del M5S: è discolo, suvvia, ma non fa del male a nessuno. Però, chi ha un minimo di memoria storica riavvolge il nastro e si ricorda da che parte della barricata stavano Luisella Costamagna e lo stesso Fatto Quotidiano solo cinque o sei anni fa. Cioè nel biennio 2010/2011, quando tutta la stampa libera si indignava - giustamente - per le continue accuse dell’universo berlusconiano al mondo dell’informazione e, contestualmente, sguinzagliava i suoi inviati migliori alla ricerca del presunto fidanzato di Noemi Letizia. Anche in quel caso, una domanda sarebbe stata opportuna: per gli italiani è più determinante la vicenda della ragazza di Casoria o quello che sta succedendo in Europa, con la nascita di un asse anti-Berlusconi che avrebbe poi contribuito alla caduta del governo di Roma? Anche in questo caso la morale potrebbe essere assolutoria: Berlusconi avrà una vita privata discutibile, è vero. Ma in fondo, che male fa? Ebbene, non mi pare che all’epoca siano stati fatti tali distinguo. Giustamente, anzi, ogni organo di stampa decideva autonomamente di cosa occuparsi, cosa raccontare ai propri lettori. Purtroppo, il doppiopesismo all’italiana è un difetto durissimo a morire. Ma finché se ne macchiano i politici non c’è nulla di strano: rappresentano una parte che vuole denigrarne un’altra. Pur in maniera discutibile, fanno il loro mestiere. Ma dai giornalisti ci si aspetterebbe un pizzico di analisi, buonsenso, equilibrio in più. Sarebbe questo il loro mestiere. Altrimenti, ci sarebbe quasi da dar ragione a Beppe Grillo. E convincerlo a istituire un nuovo premio al quale, tra gli altri, potrebbero concorrere anche i suoi sostenitori: il doppiopesino d’oro.