(Il marchese del) Grillo: "Io so io e voi nun siete un..."
Chiariamoci: Beppe Grillo ne avrebbe fatto volentieri a meno. Il solo obbligo di doversi sottoporre a leggi "reali" dev'essere sembrato un paradosso a chi ha inventato il "non-partito" con il "non-statuto". Ma quando si accetta di sottostare a certe regole, allora sarebbe anche buona condotta rispettarle. Invece il leader del MoVimento 5 Stelle, dopo aver scoperto che il quorum del 75% necessario a modificare il (non) statuto della sua creatura non era stato raggiunto, ha reagito sostanzialmente sostenendo che a lui, di quel quorum, non interessa assolutamente nulla. Che non è un problema suo se la legge ha imposto regole così stringenti, che il MoVimento è troppo "avanti" per rispettare i codici che limitano l'azione di noi altri comuni mortali. Per comprendere meglio la vicenda è utile ripercorrerne le varie fasi. - Numerosi attivisti espulsi dal M5S ricorrono legalmente contro il provvedimento. I giudici danno loro ragione. - Grillo e Casaleggio Jr, comprendendo come il non essersi mai dotati di una seria regolamentazione riguardo i provvedimenti disciplinari possa trasformarsi in un boomerang sotto forma di cause perse e richieste di ricchi risarcimenti, decidono di modificare lo statuto dell'associazione. Per farlo si basano sul dispositivo dell'articolo 21 Codice Civile, che prevede che "per modificare l'atto costitutivo e lo statuto (di un'associazione, ndr) occorrono la presenza di almeno tre quarti degli associati e il voto favorevole della maggioranza dei presenti". - Le modifiche vengono così sottoposte agli iscritti certificati del blog. Che fin dall'inizio, però, si mostrano assai poco interessati alla questione. Perché chiamare le folle alle armi contro la Casta è assai più facile di coinvolgere una non-comunità su una questione apparentemente solo burocratica. Così, nonostante per votare ci fosse un mese di tempo e il blog avesse tempestato di sms i ritardatari, il quorum del 75% non viene raggiunto. Ci si ferma al 64%. - Niente da fare, dunque? Grillo la pensa diversamente. E lo spiega così: "Faremo in modo che questa chiara volontà (l'approvazione del regolamento con le espulsioni, ndr) venga rispettata in ossequio alle leggi attuali: i nostri avvocati sono già al lavoro per questo. Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci perché siamo uniti e compatti verso lo stesso obbiettivo. Il MoVimento 5 Stelle trova difficoltà a essere riconosciuto dalle leggi attuali perché la sua struttura e organizzazione è molto più innovativa e avanzata di quelle regolamentate dai codici. Proprio per questo il nostro caso è destinato a fare giurisprudenza". Mai viste tante contraddizioni tutte insieme. Sostanzialmente il M5S non deve sottostare alle leggi attuali, perché queste sono troppo arretrate. "Codici e codicilli non possono fermarci" dice il comico. Ma, al tempo stesso, "in ossequio alle leggi attuali", "i nostri avvocati sono già al lavoro". Magari per trovare un varco in quegli stessi "codici e codicilli". Se poi il rispetto delle regole è così poco importante, viene da chiedersi perché sia stato necessario organizzare un "referendum" per adeguare le proprie regole alla legge. E, infine, ci si domanda come mai ci si sia rivolti stavolta a una società esterna per certificare il voto (al punto di dover aspettare TRE giorni per conoscerne il risultato) quando, per espellere qualcuno, è stata sufficiente una votazione lampo gestita dalla Casaleggio Associati senza che nessuno potesse verificarne gli esiti. Domande noiose, ne convengo. Alle quali (il marchese del) Grillo potrà serenamente rispondere: "Io so io e voi nun siete un..."