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Emilia Romagna: alleiamoci per gli aiuti, non per le polemiche

Mario Benedetto
Mario Benedetto

Comunico quello che insegno, e viceversa. M'ispiro a me stesso ma, dovessi scegliere, ecco i miei idealtipi: la Libertà di Montesquieu, il Cavaliere Nero di Proietti.

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Tin bota. All’insegna di questo motto si stringono, forti, gli abbracci all’Emilia Romagna. Da quelli di noi italiani sino a quelli dell’Europa, emblematicamente rappresentati dal ritratto di Ursula Von Der Leyen in visita ai territori alluvionati con il presidente Giorgia Meloni. Una presenza non scontata, di grande forza non solo «visiva», ma concreta. Dimostrata con le risorse messe nell’immediato a disposizione. Ecco, è sulle risorse che ora devono concentrarsi gli sforzi di noi italiani e della politica. Mentre c’è chi cerca, anche in un momento come questo, di polemizzare su scelte come quelle del commissario. E via i commenti che vanno dalla scelta del presidente della regione perché «conosce il territorio», è «sul posto». Tutto vero, ma non possono essere queste le ragioni non tanto per orientare la scelta, ma per creare un solco rispetto ad altre che possano andare in direzioni diverse. E c’è quantomeno un altro errore, un’altra ragione di «opportunità», ovvero affrontare questi temi con queste tempistiche. La prima esigenza, infatti, è una sola: reperire risorse. I numeri che riguardano i danni subiti da case, aziende, dal territorio tutto, continuano a lievitare sull’ordine di svariati miliardi di euro. Parallelamente c’è l’allerta di queste ore sulla tutela della salute dei cittadini dell’Emilia Romagna. Prima di tutto contro il tetano, che si sta iniziando a combattere con la distribuzione di prodotti farmaceutici grazie ai militari attivi sui territori colpiti insieme a protezione civile e volontari. Ecco. Tirare in ballo questioni politiche, con ottiche non di convergenza ma di scontro, non rende neppure onore al lavoro di questi eroi quotidianamente attivi, nel silenzio. Oltre a non portare alcun valore aggiunto rispetto a ciò di cui questa terra ha bisogno ora. Consideriamo anche le condizioni psicologiche in cui queste persone si trovano, letteralmente, a «lottare nel fango». E pensiamo come possano accogliere la notizia di una nuova allerta rossa.
Ecco. Chi ha perso o sta perdendo tutto, dal lavoro alla casa, non ha bisogno di vedere certe tribù che discutono e che mettono in difficoltà o «buttano» sullo scontro politico l’operato delle istituzioni al lavoro. Tendere la mano significa anche «pensare» con le priorità di chi non parla da un salotto ma dalle macerie che di questo, purtroppo, oggi gli rimangono tra le mani. 

 

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