EUROPA LEAGUE
La Lazio non sfonda il muro bulgaro
Lazio spuntata e bloccata dal modesto Ludogorets, un vero tabù ormai. Non si accende la banda di Baroni e i bulgari si prendono un punto che serve poco alla loro classifica ma rallenta il volo dei biancocelesti. Resta in testa al girone di Europa League ma ci sarà ancora da soffrire per centrare uno dei primi otto posti che vale l’accesso diretto alla coppa senza passare per i pericolosi playoff. Peccato perché la squadra si è svegliata troppo tardi complice il catenaccio dei bulgari e un arbitro, Il croato Strukan, confuso e persecutorio. Dopo sette vittorie consecutive esce il secondo pareggio interno, uno scialbo 0-0 che fa scattare il segnale d’allarme dopo la prova negativa di molte seconde linee.
Baroni ne cambia sette rispetto a domenica scorsa a cominciare dal portiere Mandas che fa riposare Provedel. L’inedita difesa è formata da Marusic, Gigot, Patric e Pellegrini, in mezzo superlavoro per Guendouzi e Vecino, il quartetto d’attacco vede Tchaouna a destra, Pedro a sinistra con Dia alle spalle di Noslin al rientro in Europa dopo la lunga squalifica rimediata nella gara d’esordio. Ludogorets imbattibile in patria (sono anni che domina il campionato bulgaro) meno in Europa League con un solo punto conquistato ma caricato dal precedente di dieci anni fa quando eliminò i biancocelesti agli ottavi passando proprio grazie al blitz all’Olimpico.
Lazio subito all’assalto, Ludogorets arroccata davanti al portiere Bonmann lasciando in avanti uno dei tanti brasiliani in squadra, Rwan Seco. I biancocelesti faticano tanto a costruire gioco, il pallone gira troppo lentamente, c’è poco movimento davanti e così bisogna aspettare una mezz’ora di nulla per assistere a un tiro in porta: ci prova Dia senza fortuna e, anche la replica qualche minuto dopo, trova le mani dell’estremo difensore tedesco della squadra bulgara. Tutto qui primo tempo con poche idee, Pedro e Tachaouna (ingabbiati) e Noslin alla disperata ricerca della posizione giusta per incidere. Lazio troppo precipitosa e confusionaria quasi ci sia troppa voglia di mettersi in mostra.
Nell’intervallo Baroni alza la voce e fa tre cambi subito, mai successo finora all’inizio della ripresa: escono Pellegrini (ammonito), Tchaouna e Dia, dentro Lazzari con Marusic che trasloca a sinistra, Isaksen e Castellanos. Le cose non cambiano, Lazio lenta e compassata tanto che dopo dieci minuti di nulla il tecnico biancoceleste inserisce anche Rovella per Vecino affaticato. A un quarto d’ora dalla fine Isaksen si guadagna un rigore netto che l’arbitro croato non vede. Richiamato al Var non cambia la sua idea nonostante fosse chiaro l’intervento in ritardo di Marcus. Entra anche Zaccagni per Pedro ma la musica non cambia.. Gli assalti finale sono poco lucidi, Guendouzi colpisce la traversa, Noslin e Isaksen non colgono l’attimo propizio: finisce 0-0 e il pubblico applaude la squadra lo stesso nonostante la prestazione impalpabile. Certo, l’arbitro ci ha messo del suo in alcuni episodi chiave: rigore negato e sei ammoniti biancocelesti (Pellegrini, Gigot, Patric, Rovella, Tchaouna e Isaksen), in alcuni momenti è sembrato esagerato tanto che alla fine i tifosi se la sono presa con la Uefa. Cori e rabbia per un arbitraggio che aveva tutto i connotati di una esecuzione pur rimarcando gli errori di una Lazio stanca e senza idee.