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La ricetta di Baroni per far volare la Lazio

Il tecnico ha conquistato i tifosi con la sua normalità creando empatia con la squadra

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Il segreto di questi primi due mesi di Lazio ha un nome: Marco Baroni. Sbarcato l’8 luglio a Formello tra lo scetticismo generale, come simbolo del presunto ridimensionamento tecnico, l’allenatore toscano sta facendo ricredere i suoi detrattori dopo aver creato un’empatia straordinaria con i giocatori. «Come mai arriva in una grande squadra a 60 anni?», «Non ha mai allenatore squadre che fanno le coppe, avrà difficoltà a gestire il triplo impegno settimanale?», le domande più ricorrenti durante un’estate tormentata dalle cessioni di Felipe, Luis Alberto e Ciro Immobile. Dubbi legittimi, per carità, ma la Lazio sta zittendo le cassandre a forza di gol (21 totali, 14 in campionato e 7 in Europa) e giocate di qualità. 
Il normalizzatore Baroni è terzo in classifica con poco fumo e tanto arrosto. «La squadra deve trasmettere emozioni ai propri sostenitori, voglio che in ogni gara i ragazzi lascino tutto sul campo» ha detto al suo arrivo. Sembrava un discorso banale ma non era così. Il suo gruppo ha entusiasmato l’Olimpico nelle ultime due partite contro Nizza ed Empoli, la gente si riconosce in questa banda di ragazzi che saranno anche meno forti rispetto agli illustri predecessori volati via, ma che di sicuro ha una forza di volontà e di non mollare che raramente si è vista da queste partite. I sette punti conquistati da situazione di svantaggio testimoniano la bontà del lavoro di Baroni che ha sorpreso tutti anche dal punto di vista tattico. Il 4-2-4 ultra offensivo, il romantico ritorno alla doppia punta, un arrembaggio continuo che piace ai tifosi pur lasciando, a volte, troppi spazi agli attaccanti avversari (12 reti incassate in nove gare ufficiali). È rassicurante la sua calma in panchina, trasmette positività a tutti, giovani e vecchi coinvolti nel nuovo progetto. Non vuole lasciare nessuno indietro anche quelli come Noslin, Tchaouna e Dele Bashiru che stentano ancora, come Isakesen che non sempre convince o Castrovilli in lento recupero fisico. Nelle coppe si è affidato al turn over totale e ha avuto ottime risposte da Mandas, Luca Pellegrini, Marusic, Patric e Vecino per non parlare di Pedro rivitalizzato dopo che appariva ormai sulla via del tramonto. Tra gli altri meriti, la scelta del doppio attaccante, dopo essere partito con uno schema diverso per far convivere Dia e Castellanos. Senza dimenticare la coppia di mediani Rovella-Guendouzi e la riscoperta di Romagnoli, l’esplosione di Nuno Tavares. Ma nella sua Lazio i singoli devono lavorare per il collettivo per il suo calcio di movimento in cui sta valorizzando le ultime due sessioni di mercato del diesse Fabiani. Adesso viene il difficile ma il «rassicurante» Baroni vuole continua a far sognare i laziali coi suoi occhi miti e le sua capacità di forgiare un gruppo che vuole sfruttare l’occasione di giocare nella Capitale. Vale per lui e per molti dei calciatori che indossano la maglia biancoceleste.

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