Lazio, comincia la rivoluzione di Tudor
Primi allenamenti domani per il nuovo tecnico che ha in mente di cambiare modulo e tattica dei biancocelesti
Il primo ostacolo è la sua Juve, due volte nel giro di tre giorni per un ingresso complicato ma stimolante alla fine del mese. E, subito dopo (il 7 aprile) un derby che la Roma vuole vincere a tutti i costi per vendicare le ultime sconfitte targate Sarri. Comincia l’era di Igor Tudor, gigante croato che cerca di rialzare la Lazio scivolata al nono posto di una classifica inguardabile, intristita da sedici sconfitte in trentanove partite ufficiali. Deve rimettere insieme i cocci di una squadra che, dopo un secondo posto per certi versi inatteso, si è avvitata in una crisi senza fine di gioco e di identità.
Il presidente Lotito non ha scelto il traghettatore come accadde con Simone Inzaghi chiamato per sette partite e poi rimasto sulla panchina biancoceleste solo per il «no» di Bielsa, stavolta ha preferito provare a salvare la stagione per cercare di prendere in extremis almeno un posto nell’Europa più piccola. Inoltre c’è una semifinale di Coppa Italia da onorare che potrebbe diventare una ciambella di salvataggio di un’annata piena di amarezze in campionato. E allora, si parte, ieri lo sbarco a Roma, domani i primi allenamenti per dare la scossa a un gruppo che non riusciva più a interpretare lo spartito sarriano. Nessuna deroga fino all’ultimo, nessun tentativo di cambiare qualcosa dal punto di vista tattico, Sarri è andato avanti per la sua strada fino alle dimissioni della scorsa settimana.
Tudor ha idee completamente differenti rispetto al suo predecessore ma ha frequentato spogliatoi pieni di campioni tra Juve e nazionale croata. Troverà giocatori che negli ultimi mesi hanno perso certezze, altri non sono proprio riusciti a entrare in sintonia con l’allenatore toscano. Prevedibile, quindi, un ingresso soft, senza stravolgere concetti basati sull’occupazione degli spazi rispetto al suo gioco che ricorda quello dell’Atalanta di Gasperini o il Torino del connazionale Juric. Pressing alto, duelli in tutte le zone del campo e difesa a tre che resta la vera incognita. Già, perché la tentazione di affidarsi al modulo prediletto, il 3-4-2-1 c’è ma all’inizio è più probabile restare col 4-2-3-1 per non perdere i tanti esterni offensivi presenti in rosa. È chiaro che queste partite serviranno anche per impostare il lavoro per la prossima stagione ma servono risultati per non trasformare le ultime nove gare in un calvario senza fine. Luis Alberto potrebbe agire in posizione più avanzata così da ritrovare quei guizzi di classe smarriti per correre per tutto il campo. C’è da chiarire il nodo Immobile (va recuperato per tante ragioni) con Castellanos che scalpita. Dietro, c’è Casale, allenato a Verona, che spera in un rilancio dopo tanta panchina, Lazzari e Pellegrini sembrano gli esterni difensivi adatti se si optasse per la difesa a tre. Punto fermo Guendouzi (chiariti gli screzi marsigliesi), si punta al recupero di Rovella più utile di Cataldi a una squadra che non cerca il palleggio ma il pressing e la transizione veloce verso l’area avversaria. Tutti in ballo, tutti in gioco, si riparte da zero, senza gerarchie con un nuovo allenatore chiamato per guarire una squadra che potrebbe scoprirsi migliore rispetto a quanto dichiarato più volte da Sarri. Ora dieci giorni per lavorare prima di giocare e provare a invertire la rotta.