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La musica del cosmo. L'INFN del Gran Sasso e Peppe Vessicchio fanno "suonare" l'universo

Davide Di Santo
Davide Di Santo

Professionista dal 2010, bassista dal 1993, padre di gemelli dal 2017. Su Tecnocrazia scrivo di digitale e tecnologia

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Il mondo dell’infinitamente piccolo ci unisce con la vastità dell’universo. «Se le particelle che compongono i raggi cosmici (sorta di «venti» invisibili che attraversano continuamente la Terra, ndr) fossero schiaffi non troveremmo pace, perché ne siamo bombardati. La realtà è che ci sembra tutto lontano, ma siamo immersi nel cosmo», spiega l’ingegnere Attanasio Candela dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS). Per celebrare i 70 anni dell’istituto e i 35 dei laboratori martedì 21 giugno, all'Auditorium del Parco de L’Aquila, si è tenuto un evento speciale che ha messo al centro della scena la musica dello spazio.

A dirigere i solisti del Sesto Armonico è stato il Maestro Peppe Vessicchio e oltre ad arie conosciute e brani tratti da film, nella notte abruzzese sono risuonate le «Sinfonie dall’Universo». Si tratta di una composizione originale ispirata ai suoni del cosmo, basata sugli eventi prodotti dal passaggio dei muoni, particelle elementari 200 volte più pesanti degli elettroni, registrati grazie a uno strumento costruito appositamente nei Laboratori. 

 

A spiegare come è possibile trasformare in musica i raggi che arrivano dallo spazio in musica è ancora l’ingegner Candela, che illustra uno strumento particolarmente efficace nello studio e nella divulgazione delle particelle elementari che compongono l’universo. Si tratta del Cosmic Ray Cube, un telescopio che in realtà è un rilevatore di raggi cosmici. «I muoni sono particelle molto penetranti e quando attraversano il dispositivo lasciano la loro firma che viene tradotta in luce», spiega il ricercatore. Il telescopio è dotato di led che mostrano la traiettoria delle particelle grazie a quattro piani orizzontali che possono essere considerati come una sorta di tastiera musicale, e sono in grado di rappresentare graficamente il passaggio delle particelle. A ciascun pixel è stata così attribuita una nota e ogni raggio cosmico produce un «accordo» di quattro note. Sulla base di questa armonia e delle sue pause, ossia gli intervalli tra i vari passaggi di muoni rilevati, è stata realizzata la musica ascoltata a L’Aquila. L’idea, maturata grazie all’amicizia tra il musicista Bruno Tatulli e il ricercatore dei laboratori del Gran Sasso Aldo Ianni, non è solo un modo per attirare il grande pubblico verso la scienza. C’è qualcosa di più. «Questa esperienza conferma che il rapporto tra scienza e arte non è unidirezionale, con la prima che ispira la seconda. Ma è biunivoco - commenta Candela - perché la particella ‘fa suonare’ il telescopio, ma dalla musica suonata martedì sera sarà sempre possibile risalire all’evento che l’ha generata». 


Peppe Vessicchio, che è un grande appassionato di tecnologia e innovazione non solo in ambito musicale, non appena contattato ha dato la massima disponibilità al progetto. «È bello relazionare la musica agli altri linguaggi. La musica ci accompagna da quando nasciamo; qualcuno dice che sia la seconda lingua di ognuno di noi ma forse possiamo definirla addirittura la prima lingua. Sin dalla sua nascita è strettamente collegata alla fisica e oggi, secondo me, ha trovato il momento felice per ricongiungersi alla sua genesi», ha detto il Maestro nell’ambito della serata condotta dalla giornalista scientifica Silvia Bencivelli e in cui sono intervenuti il vice sindaco dell’Aquila Raffaele Daniele, il presidente dell’INFN Antonio Zoccoli e il direttore dei LNGS Ezio Previtali. 

Per farsi un’idea della pioggia di muoni alla quale siamo inconsapevolmente sottoposti, basta scaricare l’app Cosmic Ray Live realizzata proprio dall’istituto del Gran Sasso. Si tratta di una piattaforma che fa confluire in tempo reale i dati di tutti i Cosmic Ray Cube presenti in giro per il mondo (ce n’è uno anche sotto la stazione Toledo della metropolitana di Napoli), mostrati attraverso rappresentazioni grafiche facilmente comprensibili. Ovunque ci troviamo, anche sotto terra, siamo immersi nella musica dell’universo. 
 

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