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Il battito del futuro, Achille Lauro tra blockchain e NFT. Gian Luca Comandini: faremo cose straordinarie

Davide Di Santo
Davide Di Santo

Professionista dal 2010, bassista dal 1993, padre di gemelli dal 2017. Su Tecnocrazia scrivo di digitale e tecnologia

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C'è un cuore che batte nella blockchain. Il mondo algido e iper-tecnologico delle piattaforme che danno vita alle criptovalute e alle più sofisticate forme di validazione digitale è capace di «umanizzarsi» e permette ai volenterosi di dare il proprio contributo. È il caso di quanto accaduto al Teatro Arcimboldi di Milano il 7 dicembre scorso, quando gli elettrodi che Achille Lauro indossava durante il suo show hanno creato un tracciato cardiaco che è diventato un’opera d’arte digitale. Venduta all’asta in un numero limitato di esemplari validati con la tecnologia NFT (non-fungible token) ha fruttato oltre 100mila euro devoluti al reparto di cardiochirurgia infantile del Policlinico San Donato di Milano. 

A spiegare i contorni di una iniziativa senza precedenti è Gian Luca Comandini, professore universitario di blockchain e co-fondatore di Acta Fintech, che con MK3 srl ha realizzato il progetto insieme all’artista romano.

Con un processo simile a quello che sottosta alle monete virtuali come il Bitcoin, la tecnologia NFT certifica l’originalità di un contenuto digitale. Nella notte «ne abbiamo venduti 566 tra il battito di Achille e altre tre opere basate sulle sue canzoni più famose» spiega Comandini.

Quali meccanismi si innescano in un’iniziativa di questo tipo?
«A livello concettuale è analogo a quanto accade nel mondo reale. Quando si compra un oggetto in edizione limitata o una borsa firmata lo si fa per vanità, per poter dire "ce l'ho io". Nel mondo digitale non cambia molto a livello psicologico. Che poi oggi sia un'enorme bolla siamo tutti d'accordo: il 90% degli NFT o di quello che viene venduto è dovuto all'hype, molte opere non avrebbero quel valore a condizioni normali di mercato. Questo è il motivo che ci ha spinto, con Achille Lauro, a dire: ok vogliamo entrare in questo mercato ma dobbiamo fare una cosa unica al mondo».

Perché avete scelto di cristallizzare il battito di Lauro?
«L’idea è legata ovviamente all'iniziativa benefica per i piccoli pazienti di cardiologia, ma vuole anche umanizzare un gesto che sembra quasi troppo virtuale. Oggi la tecnologia fa una paura da morire ma se non la sfruttiamo a nostro vantaggio ci estinguiamo. Non solo non deve spaventarci ma può essere un volano importante per fare azioni straordinarie».

Cosa potremo fare in futuro con la tecnologia NFT?
«Permetterà di tokenizzare qualsiasi cosa: esseri umani, diritti, copyright, immobili... Dando la possibilità alla massa di accede ad asset oggi non tracciabili o troppo costosi. Qualche esempio? Sarà utile agli artisti perché permetterà di trasformare i diritti d’autore in NFT per avere delle royalties certe. Potremo anche scommettere su un giovane talento nel campo dell’impresa, dell'arte o dello sport, e investire su di lui. Si può partecipare in maniera diretta alla storia di chiunque tagliando fuori tanti intermediari».

Tutto questo sottintende che la blockchain diventi il linguaggio di ogni transazione. È davvero così dirompente?
«Sì. Oggi la lingua più parlata al mondo non è l'inglese ma il coding (i linguaggi della programmazione, ndr). Un domani per poter svolgere le azioni quotidiane più importanti l'unico linguaggio che potrà mettere d'accordo tutti è la blockchain. È una tecnologia che aiuta a rimanere umani perché decentralizza, distribuisce la governance e non permette a un solo individuo di decidere per altri. Il problema è che le generazioni attualmente presenti su questo pianeta non conoscendo questa tecnologia ne hanno un'enorme paura. Ma lo stesso processo lo abbiamo visto con internet, con l'intelligenza artificiale, con il mondo digitale. I primi 10-15 anni li passiamo a snobbare la tecnologia, a criticarla, ad averne paura. Poi ci accorgiamo che non possiamo farne a meno e la diamo scontata». 

Passiamo anche anni a nutrire enormi aspettative che poi a volte si scontrano con le distorsioni che abbiamo visto, ad esempio, sull'uso della rete. Su cosa dovremmo vigilare?
«La blockchain porta tanti pro ma anche alcuni contro. Bisogna stare attenti a chi arriva prima a utilizzare questa tecnologia e all'analfabetizzazione digitale di chi la subisce. Se nessuno ci forma e ci informa correttamente non saremo mai in grado di entrare in questo mondo. Il primo passo credo che debba arrivare dalle istituzioni».

Coma fare a padroneggiare meccanismi così tecnici?
«Oggi quello delle criptovalute e degli NFT è un mercato che fa gola a tante persone. Bisogna entrare da utenti e consumatori consapevoli: è meglio investire un euro in un libro o in un corso che in un progetto visto online. Anche perché di truffe in giro sono tante e quando uno ci cade è spinto a pensare che il Bitcoin stesso sia una truffa e invece non è così». 
 

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