La carica de Il Tre: "A Roma gioco in casa"
Nuovo singolo e un concerto a Roma che rappresentano tappe essenziali di una carriera in ascesa. Il Tre ci è venuto a trovare nell’edicola degli artisti de Il Tempo dove ha svelato anche cosa fa per rilassarsi e trovare l’ispirazione.
Il Tre, è appena uscito il suo nuovo singolo «Occhi tristi». Di che parla?
«È un brano che avevo in archivio. Racconta mie esperienze passate e scheletri nell’armadio».
Nei suoi brani ci sono storie personali. Una sorta di confessione?
«Scrivo i testi senza l’aiuto di altri autori. Scrivo quello che vivo e che mi capita: rapporti, demoni e cali d’umore. Ci tengo che sia tutta farina del mio sacco».
Alla presentazione del singolo si è travestito da fonico per assistere di nascosto alla reazione dei fan. Cos’ha scoperto?
«Sono stati onesti e si sono commossi: un esperimento interessante».
Cos’ha preparato per il concerto al Palazzo dello Sport?
«È una data che aspetto da quando ho iniziato a fare musica. Sarà uno show diverso dagli altri. Ci saranno pezzi che non ho mai suonato live, mash up che abbiamo realizzato appositamente per questo live, tanti ospiti e sorprese. Sarà una festa che coronerà anni di lavoro, la chiusura di un cerchio iniziato tempo fa e l’inizio di un nuovo percorso. Una gran bella serata».
Cosa vuol dire per lei suonare a Roma?
«È come giocare in casa. Sarà la prima volta al Palazzo dello Sport. Dopo ci potrebbe essere lo stadio. Sono arrivato fin qui solo con le mie forze, senza farmi regalare niente».
Quali difficoltà ha incontrato durante il suo percorso?
«Mi sono dovuto cimentare con testa, cuore e anima. La parte più complicata è insistere quando i risultati non arrivano. Ma se c’è il talento, alla fine viene ripagato. Non so da dove ricomincerei ma sono riuscito a farmi spazio. Una cosa è certa: chi dedica più tempo ha maggiori possibilità di arrivare».
Che ruolo ha avuto Roma? L’ha aiutata a inseguire il suo sogno?
«Dieci anni fa a Roma si svolgevano battle di rap e io mi organizzavo per partecipare. Ogni serata catturavo dieci persone e, con l’andar del tempo, il pubblico si allargava. Si seminava nei quartieri.
Ancora oggi ci sono persone che mi hanno scoperto in quei contesti».
Quali sono i lati negativi del vivere nella Capitale?
«Roma è trasandata e non è una delle città all’avanguardia. Dovremmo essere più sul pezzo per quanto riguarda i trasporti e la pulizia. Poi siamo in tanti ed è più difficile emergere. Ma sono una persona molto competitiva, mi piace partecipare, vincere e farmi notare e oggi sto raccogliendo i frutti».
Quali sono i musicisti che l’hanno influenzata di più?
«Non ascolto solo rap. La mia musica nasce dalla fusione tra cantautorato e hip hop nudo e crudo. Mi piace Zucchero, Tiziano Ferro, Fabrizio Moro, Eminem, Machine Gun Kelly e Tech N9ne. Mi piace unire queste due sfere».
Quest’anno ha partecipato anche al Festival di Sanremo. Che ricordo ha?
«È stata un’esperienza pazzesca. Come vivere in un videogioco che ti catapulta in un’atmosfera incredibile. Mi ha fatto crescere anche dal punto di vista artistico e personale».
Ci sta pensando a tornare all’Ariston l’anno prossimo?
«Ci ho pensato ma mi sembra di correre troppo. Voglio rifare Sanremo ma è ancora troppo presto. In cantiere ho altri pezzi forti ma la gente più ti vede e meno vuole vederti.
Ho 27 anni e mi prendo il mio tempo».
Quali progetti ha dopo il concerto di Roma?
«Far uscire altra musica e fare una vacanza. Magari in Giappone, Australia e qualche giorno a New York che non guasta mai. Lì sembra di stare dentro un film. Mi piace tantissimo viaggiare e fare esperienze nuove che poi diventano ispirazione per le mie canzoni».