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Il nuovo Marco Masini: "La mia sfida riparte da Roma"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Nuove canzoni con l’amore al centro, una tournée nei palazzetti e la consapevolezza che arriva dai 60 anni appena compiuti. Marco Masini torna con l’album «10 amori» e sceglie Roma per il debutto della sua avventura live.

Marco Masini, la nostra edicola degli artisti si trova di fronte ai palazzi del potere. Che rapporto ha con la politica?
«Fino a qualche tempo fa ero attratto dal carisma dei politici. Ci sono stati uomini che hanno catturato la nostra attenzione. Anche le nostre idee sono state condizionate da quei personaggi. Poi la politica è cambiata e le nuove generazioni si sono disinteressate anche perché la comunicazione ha fatto scoprire inganni e fallimenti».

Siamo a piazza Colonna, al centro di Roma. Come sta la Capitale d’Italia?
«Roma mi piace tanto e la vedo sempre al centro di tutto. I romani hanno un grande affetto nei miei confronti. Roma è sempre molto calda, accogliente e vera. Il resto lo lascio a chi la vede in modo diverso. È sempre stato un luogo meraviglioso per chi fa arte. L’ironia e lo spirito romano li sento molto vicini e li condivido in pieno».

Da poco ha compiuto 60 anni. Ha qualche rimpianto o rimorso?
«Certe canzoni bruttarelle le avrei potute evitare. A livello personale qualche rimpianto ce l’ho nei confronti di mia madre che morì la sera in cui decisi di andare a suonare sperando che potesse arrivare al giorno dopo. Invece tornai di notte e la trovai morta. Potessi tornare indietro non lo rifarei».

Il suo nuovo album si intitola «10 amori». Quali sono?
«Qui l’amore è inteso in senso universale. Oggi si sta svalutando e sta perdendo importanza. Lo sottovalutiamo e spesso lo ignoriamo. Ma l’amore a cui mi riferisco può essere inteso anche solo per un angolo della nostra adolescenza, un compagno di banco, una maestra, un animale, un padre, un figlio o noi stessi. Se non ci amiamo non riusciamo neanche ad amare gli altri.
Il mio album parte da qualcosa che ho sentito, visto o che mi hanno raccontato. Cerco di arrivare all’identificazione di tutti. Un cantautore fa proprio questo».

Quale amore l’ha segnata di più?
«L’amore che danno una madre o un padre non lo dà nessuno. I miei genitori mi hanno formato e insegnato tanto. Come accade sempre non li ho voluti ascoltare. Poi, però, ti rendi conto che quello che ti dicono si avvera. Lo capisci solo dopo, quando hai 50 anni, un figlio e una famiglia. E finalmente riesci a capire il senso delle metafore che i tuoi usavano per spiegarti le cose».

Nel 2025 sarà impegnato in un tour nei palazzetti: 18 ottobre a Roma, 24 ottobre a Milano e 25 ottobre a Firenze. Cosa sta preparando per il pubblico?
«Sarà una bella scommessa. Voglio riportare negli anni ’90 tutti quelli che mi hanno seguito. Sarà un viaggio nel tempo. Torneremo a quegli anni attraverso arrangiamenti, fotografie, oggetti e odori».

Com’è cambiato nel tempo il suo modo di scrivere canzoni?
«È cambiata la struttura, la metrica e i minutaggi. Prima avevamo la possibilità di raccontare una storia in più di 4 minuti. Oggi il pubblico lo devi raggiungere in 2 minuti e mezzo e se non funziona la casa discografica non ti dà il budget. È finita. Poi ti arrangi. Stiamo andando verso il minimalismo più totale anche grazie ai campionamenti e alla tecnologia. Prima o poi i dischi si faranno col telefonino».

Lei ha mai sperimentato con la tecnologia?
«Sì, ho anche realizzato un brano con l’iPad. È il futuro che sta arrivando e bisogna accettarlo. A me diverte molto. Non c’è altro modo di vivere la vita».

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