Dopo "Luck and strange" David Gilmour sceglie Roma
Note di chitarra come lampi nella notte. Cori che cullano e conducono per mano attraverso gli ampi spazi del rock. «Luck and strange» è il quinto album solista di David Gilmour e verrà pubblicato il 6 settembre, dopo 9 anni da «Rattle that lock». È un lavoro riuscito. Perfettamente. Ispirato e moderno. Dall’intro di «Black cat», alla title track «Luck and strange». Poi «The Piper’s call», «A single spark», «Vita Brevis», «Between two points» (rielaborazione del brano dei Montgolfier Brothers), «Dark and velvet nights», «Sings», «Scattered» e «Yes, I have ghosts». Melodie rarefatte, tanto blues e svisate. Atmosfere di velluto che restano incollate alla pelle come tatuaggi. «È difficile descrivere come emergono le parti di chitarra perché semplicemente saltano fuori e richiedono di essere ascoltate racconta Gilmour - Non so spiegarlo ma è molto bello quando succede, tanto quanto è irritante se non succede per settimane e settimane mentre stai cercando qualcosa ma non la trovi. Per fortuna succede di rado». Così il musicista svela la nascita del singolo «Dark and velvet nights»: «La musica è nata all’improvviso. È stato emozionante trovare questo ritmo. Polly mi aveva dato una bellissima poesia per il nostro anniversario di matrimonio, che era proprio sulla scrivania accanto a me, così l’ho presa e l’ho cantata sulla traccia per sentire come suonasse. L’ho fatta ascoltare a Polly e mi ha detto: “Bella, fantastica, dovrò lavorarci un po’ su". Ha aggiunto un paio di versi ed ecco che è nata, quasi per caso». Polly Samson è la moglie di Gilmour e collabora con lui da oltre 30 anni.
«Luck and strange» è stato registrato in 5 mesi tra Brighton e Londra ed è prodotto dallo stesso Gilmour e Charlie Andrew, noto per il suo lavoro con Alt-J e Marika Hackman. Oltre alla voce e all’arpa di Romany Gilmour e ai cori di Gabriel Gilmour (figli del chitarrista), hanno contribuito all’album anche Guy Pratt e Tom Herbert (basso), Adam Betts, Steve Gadd e Steve DiStanislao (batteria), Rob Gentry e Roger Eno (tastiere) e Will Gardner (coro e arrangiamenti degli archi). «Ho realizzato che Romany ha esattamente il tipo di vulnerabilità e giovinezza giusta per la canzone - racconta Gilmour a proposito della figlia - In realtà era a metà di un saggio e doveva prendere un treno quando glielo abbiamo chiesto: “Ok, la canto una volta sola, accendi il microfono” e quello è il 90 percento del risultato finale della sua voce». Nella title track è presente anche il compianto tastierista dei Pink Floyd Richard Wright che ha registrato la traccia nel lontano 2007 durante una jam session nel fienile a casa Gilmour. David canta come non faceva da anni e, per farlo, ha scelto soprattutto Roma. È partito, infatti, il conto alla rovescia per i 6 concerti che il chitarrista dei Pink Floyd terrà al Circo Massimo il 27, 28, 29 settembre e 1, 2, 3 ottobre. I suoi primi spettacoli dal vivo in Italia dopo 8 anni saranno l’anteprima mondiale del nuovo tour e gli unici show ospitati nell’Europa continentale. Come dire un evento nell’evento. La band dal vivo includerà Guy Pratt al basso, Greg Phillinganes e Rob Gentry alle tastiere, Adam Betts alla batteria, Ben Worsley alla chitarra e Louise Marshall insieme a Hattie e Charley Webb ai cori. A 78 anni compiuti, David Gilmour continua a farsi trascinare dalla misteriosa e infinita energia del rock. Alchimia segreta tra l’uomo e la sua arte. Verità appena accennata di una musica senza tempo che continua a dissetare milioni di persone nel mondo. Con Roma sullo sfondo.