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Federico Zampaglione si doppia: "Io come Dottor Jekyll e Mr. Hyde"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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«Mi sento come Dot-tor Jekyll e Mr. Hyde». Federico Zampaglione viaggia a cavallo tra due mondi: musica e cinema. È stato nostro ospite nell’edicola degli artisti de Il Tempo per parlare del suo nuovo film horror «The Well» in uscita il 1° agosto nelle sale italiane. Poi debutterà in altri 104 Paesi nel mondo.
Federico Zampaglione, il suo nuovo film «The Well» è vietato ai minori di 18 anni.

Come giudica la decisione della commissione censura?
«È una decisione importante per un film horror che, evidentemente, è stato ritenuto quasi traumatizzante. Non faremo ricorso perché effettivamente ci sono scene molto dure e grafiche. Non è adatto a un pubblico di minori».

Della trama cosa ci può anticipare?
«È un film che si muove su due livelli verticali. Mi sono ispirato alle atmosfere dell’horror gotico, con castelli, vampiri e uno stile alla Mario Bava ma ho innestato anche una parte sotterranea dove il linguaggio è più moderno, estremo e brutale. Il mix tra classico e moderno fa sì che le persone restino spiazzate: iniziano a vedere un film gotico che poi prende una piega diversa e questa cosa li spaventa molto. È una storia che ti attacca da tutte le parti e ti tiene costantemente sul bordo della sedia. Rompe gli schemi dei generi».

Non pensa che l’horror italiano sia vittima di una sorta di pregiudizio?
«In Italia l’horror ha vissuto un periodo glorioso durato vari decenni e poi è andato via via scemando. Penso alla grande tradizione tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’80 con Argento, Fulci, Martino, Deodato, Pupi Avati, Mario e Lamberto Bava. Ci furono titoli epocali. Il mio film, però, ha rimesso in moto tutto ed è stato accolto bene proprio perché ha un sapore un po’ vintage. I pregiudizi ci sono molto più in Italia che all’estero».

Come riesce a conciliare l’anima di musicista melodico e romantico con quella di regista horror?
«Da fuori questa cosa suona come una sorta di bipolarismo perché sono due mondi agli antipodi. Come Dottor Jekyll e Mr. Hyde. La verità è che mi appassionai follemente all’horror quando avevo solo 5-6 anni. Ho amato il vampiro, la mummia, l’uomo lupo e tutti i grandi classici. Ne ero attrattissimo. La passione perla musica, invece, è arrivata anni dopo. Cronologicamente, dunque, sono un regista di film horror che canta canzoni romantiche. All’inizio ero confuso anch’io, poi ho imparato a convivere con queste due anime che non vanno neanche molto d’accordo tra loro. Quando faccio il musicista escono fuori lati di me che non escono nel cinema e viceversa. Ma li accomuna la ricerca di atmosfere e la cura dei dettagli».

In «The Well» recita anche sua figlia Linda. È stato difficile dirigerla sul set?
«Quando ha girato «The Well» aveva solo 13 anni e aveva già fatto diverse cose. È una grande professionista.
Sul set abbiamo avuto un rapporto da regista e attrice. Un giorno è accaduto un episodio che mi ha fatto capire quant’è astuta. Doveva girare una scena in cui doveva essere tristissima. Prese spunto da un vestito di scena che non le piaceva ma che io le avevo detto di indossare ugualmente. Da qui creò un dolore, un dispiacere e un’arrabbiatura che io stesso lì per lì non capivo. Poi, quando iniziammo a girare la scena, mi resi conto che tutto quello che era successo serviva a creare quello stato d’animo. Sono astuzie da attrice navigata».

Quali sono le differenze tra l’industria musicale e quella cinematografica?
«L’industria del cinema è sempre concentrata sul fare film che abbiano un senso. Nella musica, invece, non si capisce più quello che si sta cercando. Sembrerebbe si punti ai balletti su TikTok con coreografie e canzoncine. Si cerca di vincere al Superenalotto con qualcosa che possa esplodere. Credo che la musica non sia in un buon momento. Un livello così basso non me lo sarei mai immaginato. Si punta tutto sui soldi e sull’usa e getta. Nel cinema, invece, non puoi fare il regista se il giorno prima non sapevi neanche cos’era un set. Lì si può ancora puntare a qualcosa di sostanzioso».

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