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Enrico Nigiotti: "Occhi grandi è la mia svolta country"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Voce e chitarra per emozionare il pubblico. Enrico Nigiotti è in giro per l’Italia con la tournée acustica «Unplugged 2024» con cui si esibisce nei club. Sarà l’occasione per presentare il suo nuovo singolo «Occhi grandi» e per prepararsi ai prossimi appuntamenti. Ce ne parla nella nostra edicola degli artisti.

Enrico Nigiotti, di cosa parla il suo nuovo singolo «Occhi grandi»?
«È una storia d’amore dal sapore country. Era da tanto che volevo dedicarmi a questo genere che, con il blues, è quello con cui sono cresciuto. Per me “Occhi grandi” è terapeutica: urla al mondo un amore ma, allo stesso tempo, cerca di buttar via un amore che non vuoi ricordare. È ambivalente. Sono molto contento di questa canzone».

È un brano autobiografico?
«Sì, tutte le canzoni che scrivo si ispirano a cose che mi sono successe, che mi ricordo o mi stanno succedendo. In questo caso ci sono vari ricordi, è un po’ un riassunto delle emozioni».

Qualche mese fa è uscito il brano «Ninna nanna» dedicato ai suoi due gemellini. Com’è cambiata la sua vita dopo la nascita di Duccio e Maso?
«Cambia giorno dopo giorno. La vedo un po’ come se fossi su un treno e ogni volta che mi giro a guardare fuori dal finestrino cambia il paesaggio. Descriverlo a parole è difficile ma è come se ci fossero più sfumature in quello che sento. Ti nasce addosso un amore che non avevo mai vissuto: è la prima volta che darei la vita per qualcuno. Hai tante paure e preoccupazioni che prima non avevo. È un insieme di emozioni forti che non conoscevo o per lo meno sfumature di emozioni che non avevo mai provato. Mi sento più pieno e più sensibile. E anche più rincoglionito...».

Da Amici a X Factor, nel suo passato ci sono stati tanti talent. Quali sono le principali differenze tra i programmi a cui ha partecipato?
«Quando ho partecipato ad Amici avevo solo 20 anni e l’ho vissuto in maniera diversa da X Factor. Forse anche per una questione di fame.
Quando ho partecipato a X Factor avevo già 30 anni e l’ho vista come o la va o la spacca. Ad Amici avevo la presunzione del ventenne e stavo più attento ai rapporti umani che alla musica. Forse non ero ancora pronto. Amici è il talent più forte, anche a livello di scelte artistiche. È una scuola vera e propria e la De Filippi è una macchina da guerra, una persona che stimo tanto. È una delle più grandi professioniste che c’è in Italia. Sono contento di aver fatto i talent ma Amici lo vedo più di livello».

In passato ha scritto canzoni per altri artisti come Pausini e Ramazzotti. Aveva pensato a loro già durante la composizione?
«Ho bisogno di essere ispirato perché credo nelle canzoni che partono dalla pancia e dal cuore. Quando mi è successo di scrivere a Laura o a Eros, la canzone è nata per caso.
Esisteva già e sono stati loro a sentirsi dentro al pezzo. Non sono stato io a scrivere per loro. Ma questa è la bellezza della musica. Le emozioni che viviamo sono le stesse per tutti.
Se scrivi la verità la sentono tutti».

Dopo l’uscita di «Occhi grandi» ha in programma anche la pubblicazione di un nuovo album?
«Dopo il tour acustico di questi giorni mi fermo, entro in studio, scrivo e registro. E voglio che il nuovo album sia importante. Non so quando uscirà perché non mi piace avere fretta e voglio sentirmi libero. Ho lavorato in campagna e quando si seminavano le patate non le raccoglievo dopo un minuto ma aspettavo mesi. Per fare le cose bene bisogna aspettare. È un po’ come un parto: ci vogliono nove mesi».

Qual è il suo vero sogno artistico?
«Vivere di musica finché voglio vivere di musica. Questo è un lavoro strano e non sempre finisci perché vuoi finire te. Mi piacerebbe fare questo mestiere fino a quando ho voglia di farlo. Voglio decidere io di finirlo e non essere schiacciato. Che è un po’ l’incubo di tutti quelli che fanno il mio mestiere: quello di non aver creato abbastanza empatia col pubblico. Spero di rimanere un alimentari di zona, di nicchia.
Spero di rimanere sempre coi miei fan, di crescerli pian piano e di camminare sempre in salita come sto facendo ora. È più faticoso ma in discesa non saprei correre per cui preferisco continuare a salire. Magari ogni tanto girarmi e godere del paesaggio un po’ alla volta».

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