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Alan Sorrenti e il nuovo singolo "Cosmica": "Siamo tutti figli delle stelle"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Nuovo singolo, tour, concerto a Roma e il progetto di un film autobiografico. Ma soprattutto la consapevolezza di essere un’icona della musica italiana. Alan Sorrenti ci è venuto a trovare nella nostra edicola degli artisti per parlare di presente, futuro e di come la sua «Figli delle stelle» continui a essere amata dalle nuove generazioni. Non solo in Italia.

Alan Sorrenti, il suo nuovo singolo s’intitola «Cosmica». Com’è nata l’ispirazione?

«Due anni fa ho suonato al Miami Fest di Milano ed era il primo concerto dopo un periodo di silenzio. L’organizzatore voleva darmi un riconoscimento per “Figli delle stelle” che riesce ancora a coinvolgere le nuove generazioni in modo evidente e straordinario. Tutto questo è una sorpresa anche per me. La band con cui suonavo l’abbiamo chiamata Cosmica. Al bassista e produttore Bruno Belissimo è venuta l’idea di immortalare quel momento in una canzone. Così è nato un brano che vuole far volare e si inserisce nell’onda anomala dell’italo disco. È un esperimento particolare».

Da «Figli delle stelle» sono passati quasi 50 anni ma resta ancora viva la sua connessione con le nuove generazioni. Perché quel brano riesce a essere ancora attuale?

«Nei festival incontro tantissimi ragazzi che si identificano in quel pezzo. Oggi ancora di più di quando lo pubblicai per la prima volta. Quando uscì era legato, più che altro, a un fenomeno di costume. Il pezzo è esploso nella Milano della moda, felice, giovane e fresca. All’epoca feci uno showcase al Divina al quale partecipò anche Grace Jones. Ma era forte anche la tematica delle stelle. In quel periodo al cinema usciva Star Wars e, prima di scrivere il pezzo, ho colto questa cosa andando a vedere la prima del film a Los Angeles. Oggi i giovani si sentono così. Hanno voglia di sognare e inseguire la libertà e la gioia di vivere. La canzone la interpretano in questo modo. Negli anni è diventata un manifesto per le generazioni rivolte al futuro».

All’Alcazar di Roma parte la sua nuova tournée. Quali sorprese ha preparato per il pubblico?

«Sul palco con me ci sarà anche Tony Esposito. Abbiamo condensato un percorso focalizzandoci molto sull’aspetto ritmico e funky. In scaletta ci sarà anche una mini suite con alcuni momenti prog rivisitati seguendo un’onda arabeggiante. Vengo da un viaggio nel deserto di Abu Dhabi che mi ha influenzato molto. Sarà un momento molto forte. Dopo qualche anno di assenza sono felice anche di suonare a Roma che è la città in cui vivo e che, in qualche modo, mi appartiene».

Come tutti anche lei ha vissuto alti e bassi. Nel suo passato c’è stata l’esperienza del carcere. Cosa ricorda di quel momento difficile?

«La causa che mi ha portato lì era qualcosa di completamente immaginario. È stata la mia ex che ha costruito una cosa che non stava in piedi. Erano anche gli anni del caso Tortora. All’inizio è stato uno scossone perché mi sono ritrovato in una cella d’isolamento per due settimane. Ma mi è servito molto. Ho iniziato a farmi domande sul perché era capitato proprio a me. Al di là dell’invenzione della mia ex, è successo perché accentravo tutta la mia vita su di me, tutto girava intorno a me e per me. Avevo una visione troppo egocentrica. A un certo punto, però, tutto si esaurisce e hai bisogno degli altri, di costruire qualcosa insieme agli altri. Dopo qualche anno mi sono avvicinato al Buddismo ed è iniziata una fase completamente nuova come essere umano. Ho ritrovato la mia umanità. Tutto il successo e il glamour mi avevano lasciato sempre insoddisfatto. Mi mancava qualcosa ed era la mia vera anima che dovevo coltivare».

In passato mi ha parlato della possibilità di girare un docu-film sulla sua vita. Sta andando avanti il progetto?

«Sì, anche se ho qualche dubbio sulla forma del docu-film. Intanto è diventato il copione per un libro che mi accingerò a scrivere. Sarà un’autobiografia abbastanza insolita e anche un po’ fantastica. La memoria può fare brutti scherzi e lavora in maniera non lineare. Esattamente come la mia autobiografia che sarà costituita da un insieme di contenuti che si influenzano a vicenda. Comincio a pensare che potrebbe anche essere qualcosa di più di un docu-film. Ne ho parlato con una persona del mio management che si interessa a film e video e che farà alcune riprese all’Alcazar. Anche questi filmati potrebbero entrare a far parte del progetto. Sto iniziando a pensare che la mia può essere la vita di molti. Sono un testimonial già dagli inizi degli anni ’70 e ho vissuto tanti cambiamenti. Oggi sono i giovani che possono riprendere e continuare il mio percorso. Mi piacerebbe uscire fuori da me e parlare proprio di questa generazione».

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