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Boomdabash: "Una legge contro la violenza sui social"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Sono pronti a lanciare la sfida dell’estate con il singolo «Tutta un’altra storia». Nella nostra edicola degli artisti abbiamo incontrato i Boomdabash: Biggie Bash e Payà ci parlano anche del televoto a Sanremo e del modo per arginare le derive più violente dei social network.

Boomdabash, qual è il significato del vostro nuovo singolo «Tutta un’altra storia»?

«Avevamo voglia di raccontare una storia d’amore diversa, quella tra due persone che sono state insieme per 40 o 50 anni. Molti nostri fan ci hanno rivisto la storia dei propri nonni. Alla fine, uno perde l’altro ma sopravvive un filo che non si spezza anche se uno dei due non c’è più. Anche il videoclip del brano ha un ruolo determinante: è uno dei casi più eclatanti in cui le immagini sono fondamentali per capire il significato della canzone. Quando guardi il video capisci davvero di cosa stiamo parlando e tutte le parole prendono il senso che devono avere».

Qualche mese fa avete duettato sul palco di Sanremo con Alessandra Amoroso. Dopo Amadeus come immaginate il Festival dell’anno prossimo?

«Sanremo è cambiato tantissimo e non sappiamo cosa aspettarci. Adesso ci sono cose impensabili ed è difficile prevedere cosa succederà. Ora ci sono tantissimi giovani e giovanissimi che seguono il Festival. Il processo è iniziato con Baglioni e Amadeus ne ha fatto un sistema. Il bacino d’utenza si è allargato e ci aspettiamo si allarghi ancora di più. La musica è cambiata, il mercato è cambiato ed è giusto che a Sanremo ci arrivino artisti che oggi ricoprono un ruolo importante sulla scena. Fino a dieci anni fa pensare a un rapper o a un trapper all’Ariston sarebbe stata un’eresia. Oggi, invece, è un must. Però ci aspettiamo che facciano votare la gente da casa, che sia davvero il pubblico a decidere chi vince. Se tutta Italia ha la preferenza per un artista, il risultato poi non deve cambiare perché la sala stampa la pensa in modo diverso. Se piace Geolier deve vincere Geolier, se piace Angelina Mango deve vincere lei. Questo è il cambiamento che mi aspetto a Sanremo».

Il sottosegretario alla Cultura Mazzi auspica un accordo tra case discografiche e artisti contro la violenza nei testi. Cosa ne pensate?

«Nel 2024 è una follia pensare che il testo di una canzone possa incidere nel meccanismo malato che porta alla violenza. Se educo mio figlio in una certa maniera e con determinati valori, mio figlio potrà ascoltare tutte le canzoni del mondo ma non sarà mai portato ad agire in modo sbagliato. Le anomalie del sistema le crea il sistema stesso, non la musica. Viviamo in un Paese dove puoi tranquillamente uscire per strada e insultare una persona solo perché è omosessuale senza che ti venga fatto niente. Puoi insultare qualcuno sui social dicendogli le cose peggiori senza che ti venga fatto niente. È questo che crea mancanza di valori. Non è la musica che crea i mostri. Da bambino ho ascoltato la musica peggiore: sono partito con il punk, con la musica ribelle e ho ascoltato anche il metal ma non ho mai sognato di agire in modo violento perché sono cresciuto con determinati valori e principi e la mia famiglia ha funzionato. La musica non ha colpe».

Il vostro ultimo album si intitola «Venduti». Vi capita ancora di essere criticati per le scelte musicali mainstream?

«Ibrahimovic disse che i fischi allo stadio gli danno più carica. Anche noi siamo fatti così. Se ti mancano gli haters stai sbagliando qualcosa. L’insulto è brutto perché non sai chi stai colpendo. Potrebbe essere coinvolto il ragazzino che sta iniziando e si fa condizionare. Tutto questo è pericoloso perché un insulto fatto male può far cambiare traiettoria. Non tutti hanno la forza di combattere e si crea un meccanismo perverso. Dovrebbero approvare una legge per bloccare questa roba sui social. L’insulto personale non dovrebbero esistere più. A noi ci puoi chiamare "venduti" perché sappiamo da dove siamo partiti e dove siamo arrivati. Ma se in ballo ci sono ragazzi più sensibili o psicologicamente deboli puoi fare un danno vero. Magari si fermano 2-3 anni a pensare solo a questo e perdono il periodo più importante della loro vita».

Dopo l’uscita di «Tutta un’altra storia» cosa avete in cantiere?

«Stiamo lavorando al tour e siamo già tornati in studio per registrare musica nuova. Quest’estate faremo tanti live. Ma sentirete parlare molto di noi anche prima. Componiamo talmente tante cose che non sappiamo quale far uscire prima. Il punto è scegliere il pezzo che ci piace di più e ci rappresenta meglio. Tutti e quattro ci sentiamo per giorni prima di scegliere. Non è questione di un secondo. Ci confrontiamo molto perché ci teniamo ai vent’anni di storia che abbiamo alle spalle e che non sono da sottovalutare».

Dal punto di vista musicale vi muoverete nella stessa direzione o dobbiamo aspettarci sorprese?

«Stiamo provando a fare anche quello che non abbiamo fatto mai. Siamo sempre stati una nave che naviga su rotte diverse. Ci potrebbe essere un cambio di direzione, una sorpresa. Sperimentiamo e curiosiamo in cose nuove. Magari assorbendo altre influenze ma mantenendo sempre l’identità Boomdabash».

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