intervista
Francesco Sarcina festeggia 20 anni de Le Vibrazioni
Successi, eccessi, crisi e canzoni. Racconta tutto Francesco Sarcina, cantante de Le Vibrazioni che, quest’anno, festeggiano i primi 20 anni di attività. Tanti sono passati dalla pubblicazione di «Dedicato a te». Poi gli alti e i bassi che hanno condotto la band fino a oggi. alla vigilia del concerto di domani sera a Piazza Armerina nel BaRock Festival.
Francesco Sarcina, nel 2023 Le Vibrazioni festeggiano 20 anni dall’uscita di «Dedicato a te». Qual è il suo bilancio?
«In genere preferisco guardare avanti ma questa volta è impossibile non ripensare a quante cose abbiamo fatto. Sono stati 20 anni ricchi di emozioni, musica, sesso ed esperienze. È un’orgia di sensazioni. Per festeggiare siamo tornati negli stessi locali in cui abbiamo iniziato. Nel frattempo alcuni hanno chiuso. Da allora le cose sono cambiate molto. A Milano c’era una scena molto viva. Ora c’è un po’ di nostalgia».
Com’è cambiata la musica italiana dal 2003 a oggi?
«L’impatto del digitale è stato devastante. Ormai la musica si fa a casa col computer. La mia impressione è che un po’ si copiano tutti e sono già pronti e omologati per le telecamere. Fino a qualche anno fa in giro si vedeva più eterogeneità. Le conseguenze sono negative sotto il profilo dell’intuito e dell’improvvisazione. Ma, d’altra parte, i giovani vivono la loro epoca e utilizzano gli strumenti che hanno a disposizione. Le nuove produzioni sono perfette e tecnologicamente avanzate ma, a volte, i testi non si capiscono e questo è un peccato».[/RISPOSTA]
Qual è stato il momento più difficile nella storia de Le Vibrazioni?
«La nostra partenza è stata già un po’ in salita. Avevamo firmato un contratto discografico capestro che stiamo pagando ancora adesso. Ma fu quasi una scelta obbligata viste le mie difficoltà personali dell’epoca».
A quali difficoltà si riferisce?
«Proprio durante l’esplosione de Le Vibrazioni, mio padre finì sulla sedia a rotelle. Le difficoltà che ho dovuto affrontare in quel momento, però, mi hanno permesso di restare coi piedi per terra in un periodo in cui ci facevano sentire come i Beatles. A lungo andare le difficoltà con le case discografiche hanno spento l’entusiasmo. Così ci siamo presi una pausa per poi tornare nel 2018».
E il momento più bello della vostra carriera?
«Ce ne sono stati tanti. Ricordo il primo festival a Milano nel 2003 quando in piazza Duomo abbiamo suonato davanti a 60mila persone. Appena saliti sul palco ci è arrivata la botta del pubblico che ha iniziato a cantare con noi. Oppure il mitico viaggio in Messico quando è stata composta “In una notte d’estate". Io ero uno psicopatico scalmanato. Andavamo in giro sulle Harley-Davidson senza casco e col batterista ci siamo lanciati col paracadute dopo una notte di festa a base di tequila. Indimenticabile».
Il 29 aprile sarete a Piazza Armerina nel cartellone del BaRock Festival. Quali emozioni proverete a suonare in una cornice così suggestiva come quella creata dalle meraviglie del barocco siciliano?
«A noi piace suonare in luoghi stimolanti perché ci fa entrare ancora più in sintonia con la bellezza che ci circonda. Con la Sicilia ho un forte legame perché mia figlia è nata lì. E poi, a dirla tutta, sono barocco anch’io anche se mai quanto Morgan. Insomma sarà davvero il Nirvana».