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Il 45 giri compie 74 anni. Dai Beatles ai Pooh, quando il vinile faceva tendenza
C’era una volta il 45 giri. Un piccolo disco in vinile con un buco al centro, in grado di sintetizzare giochi, sogni e desideri di almeno quattro generazioni. Un oggetto che, come pochi altri, è diventato il simbolo di un’epoca. La rinascita del secondo dopoguerra, anni in cui la catastrofe del conflitto mondiale lasciava spazio alla ricostruzione morale e materiale dell’intera società occidentale. E, proprio in quegli anni, si faceva largo il formato 7 pollici in vinile che prese rapidamente il posto del 78 giri in gommalacca, materiale divenuto difficilmente reperibile a causa delle restrizioni belliche. A partire dagli anni Cinquanta, il 45 giri divenne il simbolo della pace ritrovata, del boom economico e di una libertà culturale che faceva rima con musica, rock & roll e tendenze giovanili. La moda del mangiadischi fece il resto, con milioni di ragazzi in tutto il mondo che potevano improvvisare ovunque feste a base di musica e ballo.
Il primo 45 giri venne commercializzato negli Stati Uniti dalla Rca il 31 marzo 1949 e, già negli anni Cinquanta (tra il 1957 e il 1958), il 7 pollici superò per vendite il 78 giri, raggiungendo il massimo della sua diffusione fra il 1964 e il 1970. Stampati generalmente su entrambi i lati, i 45 giri contenevano due brani, ciascuno della durata di circa 4 minuti. In genere si incideva la canzone destinata al lancio radiofonico o televisivo sulla facciata denominata lato A, mentre il lato B era, spesso, solo un semplice riempitivo. Esistono, comunque, molte eccezioni in cui il lato B ha avuto maggior successo rispetto al lato A, come ad esempio il singolo «In silenzio/Piccola Katy» dei Pooh, in cui «Piccola Katy» era il lato B ma è passata ugualmente alla storia. Oppure il caso particolare dei Beatles che, nel 1965, pubblicarono due lati A sullo stesso vinile che conteneva la doppietta «Day tripper» e «We can work it out». Per gli amanti delle statistiche, il 45 giri più venduto della storia è stato «White Christmas» inciso da Bing Crosby che ha venduto la bellezza di 70mila copie.
La storia del 45 giri è legata proprio al concetto di «singolo», oggi sostituito dalla digitalizzazione della musica liquida. E, caso unico al mondo, nel nostro Paese i singoli su 7 pollici venivano distribuiti anche in un’edizione juke-box, di cui era vietata la vendita al pubblico poiché riservata esclusivamente ai gestori dei bar. Le edizioni juke-box avevano la caratteristica di costare meno rispetto a quelle normali, di essere vendute spesso in anticipo rispetto all’edizione destinata al pubblico e di contenere talvolta artisti differenti, se non anche differenti etichette discografiche legate da una comune distribuzione. Sul retro di copertina talvolta era presente anche la targhetta da ritagliare e inserire nel juke-box.
Dopo poco più di 40 anni, però, l’era del 45 giri volse presto al termine. La prima spallata arrivò con i singoli pubblicati in formato compact disc. Il 18 agosto 1990, in seguito a un accordo tra tutte le multinazionali del disco, venne cessata la grande produzione dei 7 pollici. Tuttavia il 45 giri venne prodotto ancora fino al 1993 quando anche il 33 giri cedette definitivamente il posto a musicassette e cd. La diffusione di internet e la nascita dei singoli in download e streaming diede poi il colpo di grazia finale. Senza riuscire a cancellare definitivamente dalla memoria e dagli scaffali dei collezionisti un formato che non sarà mai soltanto nostalgia.