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Shakira, Miley Cyrus e Beyoncé. La vendetta suona nelle canzoni

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Vendetta, tremenda vendetta. Tradimenti, gelosie, dispetti e ripicche. Le canzoni diventano spesso lo strumento perfetto per esprimere il rancore verso un ex amante da umiliare in pubblico. Il genere è tornato in auge grazie a Shakira e Miley Cyrus che, nel giro di pochi giorni, hanno pubblicato entrambe le loro velenosissime «revenge songs». Ad aprire le danze è stata la popstar colombiana. In «Music Sessions  #53», in collaborazione col producer argentino Bizarrap, Shakira si rivolge al suo ex marito Gerard Piqué. La coppia è stata insieme 12 anni e ha avuto 2 figli prima di annunciare il divorzio l’anno scorso. Nel testo Shakira prende di petto l’ex campione del Barcellona e la sua nuova fiamma, la giovanissima Clara Chia Marti. «Una lupa come me non è per pivelli/Mi hai lasciato con mia suocera come vicina di casa/Con la stampa alla porta e il debito al fisco/Dall’amore all’odio c’è solo un passo da fare/Hai scambiato una Ferrari con una Twingo/Hai scambiato un Rolex con un Casio». Ogni riferimento non è puramente casuale. Nel giro di poche ore è arrivata la risposta di Miley Cyrus che, alcuni anni dopo il divorzio dall’attore Liam Hemsworth, ha pubblicato «Flowers». La sua vendetta è più sottile e cita perfino la canzone di Bruno Mars «When I was your man» che Hemsworth le aveva dedicato in passato. «Ho costruito una casa e l’ho vista bruciare/Non volevo lasciarti/Ho iniziato a piangere ma poi mi sono ricordata di me/Posso comprarmi dei fiori/Posso prendermi e ballare/Posso tenere la mia mano/Sì posso amarmi meglio di come sai fare tu».

La regina indiscussa delle «revenge songs», però, resta Taylor Swift che al suo ex Jake Gyllenhaal ha fatto passare le pene dell’inferno. In «All too well» la star ha raccontato dettagli della loro vita privata con tanto di oggetti e retroscena (una sciarpa rossa è diventata un’ossessione mondiale). Nel cortometraggio che accompagna la seconda versione del brano campeggia la frase di Pablo Neruda: «Amare è così breve, dimenticare così lungo». E ancora Beyoncé che, in «Irreplaceable», racconta la storia di una donna tradita che assicura al suo amante che non le mancherà. Fino ad Alanis Morissette che debuttò con «You oughta know», la cui invettiva non si sa bene a chi fosse rivolta. «Ogni volta che pronunci il suo nome/lei lo sa che m’avevi detto che m’avresti tenuto tra le tue braccia finché non fossi morto?/Ma tu sei ancora vivo!». Sono stati fatti i nomi dei giocatori di hockey su ghiaccio Doug Gilmour e Mike Peluso e dell’attore Matt LeBlanc ma il più accreditato resta l’attore Dave Coulier, ex fidanzato della cantante.

La tradizione delle canzoni-vendetta, però, ha un’origine antica e ci sono persino esempi al maschile che risalgono all’epoca d’oro del rock. Come l’esplicita «Your time is gonna come» dei Led Zeppelin in cui Robert Plant canta: «Devo fartela pagare per avermi spezzato il cuore/Sei stata crudele con me/Ma adesso sta arrivando il tuo turno». Non meno minacciosa Nancy Sinatra in «These boots are made for walkin’»: «Uno di questi giorni questi stivali ti cammineranno addosso/Stivali pronti?/Iniziate a camminare». In un primo tempo l’autore Lee Hazlewood pensò di cantarla in prima persona ma una vendetta con voce di donna ha tutto un altro sapore. Ancora oggi.
 

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