biografia
George Michael, ascesa e declino di una popstar
«All’inizio del 2016 George Michael scomparve dalla vista del pubblico. L’11 febbraio postò l’ultimo tweet: “Ciao adorabili! Godetevi questa playlist a San Valentino”». Così inizia «George Michael: a Life», la biografia della popstar scritta da James Gavin. Da quell’11 febbraio sul cantante si spense la luce. Definitivamente. La depressione giunse al punto di non ritorno e i problemi di salute divennero talmente evidenti da far perdere le sue tracce. In quegli ultimi terribili mesi, la tossicodipendenza aggravò il quadro di un uomo ridotto a poco più di una larva. «Trascorreva le giornate guardando la tv, devastato dalla tossicodipendenza e ricattato da escort gay - scrive Gavin nella biografia - Ma com’è stato possibile un declino così squallido?».
L’autore prova a dare una risposta ripercorrendo la vita di Georgios Panayiotou, figlio di immigrati greco-ciprioti trapiantati a Londra. Il padre Kyriacos era un ristoratore ma soprattutto un uomo autoritario che provò a ostacolare le inclinazioni artistiche del giovane George. In famiglia la sua omosessualità venne subito vista come una colpa. «Il fatto che mio padre mi disprezzasse e non credesse nel mio talento è stata una grande motivazione - dichiarò Michael - Malgrado lui, sapevo che sarei diventato un musicista di successo. Da ragazzo associavo la mia omosessualità a un terribile senso di colpa». La famiglia fu così il primo mattone nel muro dell’alienazione e dell’autodifesa che George stava iniziando a costruire attorno a sé.
Il successo giovanile con gli Wham! non lo aiutò. Anzi. George difendeva la sua privacy fino a essere ridicolizzato: «La tragedia è quando nessuno ti riconosce più per strada», disse su di lui Sinatra. Poi la rottura con Ridgeley e la folgorante carriera solista. Un altro mattone lo aggiunse Lady Diana. L’amicizia con la Principessa di Galles fu fraintesa e lo stesso George si allontanò quando capì che si era invaghita di lui. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Nel ’98 Michael venne arrestato a Los Angeles per atti osceni in un bagno pubblico. Lo scandalo fece il giro del mondo costringendo la popstar a dichiarare pubblicamente la sua omosessualità. Ma non fu sufficiente. Si isolò sempre di più rifugiandosi nel crack e nel sesso compulsivo. Lo arrestarono 7 volte in possesso della droga dello stupro e in macchina trovarono sex toys e maschere di lattice. Cercava incontri notturni: «Così non riveleranno mai il tuo segreto perché è anche il loro», disse. Elton John non l’aiutò: «George si è perso - dichiarò Rocketman - Ormai è isolato e improduttivo». La verità iniziava a venire a galla: «Nei suoi party c’erano solo droga e alcol - rivela un’amica nel libro di Gavin - Finiva collassato a terra e si risvegliava vomitando. Per lui non c’era scampo». Non bastarono i mesi trascorsi in un rehab in Svizzera. Secondo Fadi Fawaz, suo ultimo compagno, «Michael si ferì 25 volte con un coltello. Desiderava solo morire». Ci riuscì la notte di Natale del 2016. Nel giorno del compleanno della madre. L’ultimo mattone nel muro.