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Led Zeppelin IV, torna il rock dei misteri

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Quando l’Atlantic Records seppe che i Led Zeppelin volevano pubblicare il loro quarto album senza titolo e promozione non fecero certo salti di gioia. A Plant, Page, Jones e Bonham andavano strette le etichette della critica. La musica doveva scardinare le convenzioni, liberandosi da qualunque concetto precostituito. Così i quattro musicisti optarono per un album che spiazzasse ascoltatore e osservatore, disseminando il lavoro di misteri, gialli, simboli e forse perfino messaggi occulti che contribuirono a incrementare il fascino di un disco che, in 50 anni, ha venduto 35 milioni di copie.

Occultismo, esoterismo, magia e perfino accuse di satanismo: tutto si intreccia nel mistero di «Led Zeppelin IV» pubblicato l’8 novembre 1971. Gli enigmi cominciano proprio dal titolo mancante che costrinse la casa discografica a catalogarlo come «Four Symbols», «Runes», «Sticks» «Untitled», «The Hermit», «IV» o «ZoSo» dalla forma della runa scelta da Page. Ancora oggi il significato dei simboli non è chiaro.

Quel che è certo è che Page e Plant realizzarono i disegni di proprio pugno, anche se il simbolo scelto dal chitarrista è stato probabilmente preso dall’alfabeto magico del matematico alchimista Gerolamo Cardano, mentre Jones e Bonham li trovarono nell’antico libro di rune «Book of signs». E fu a partire da questi segni che iniziarono a circolare voci su un legame con l’esoterista Aleister Crowley. Page collezionava oggetti che gli erano appartenuti, leggeva e studiava i suoi libri. Cercò di acquistare l’Abbazia di Thelema, una delle case di Crowley in Sicilia, ma senza successo. In un’intervista ha dichiarato: «Ho detto agli altri che sarebbe stata una buona idea metter su qualcosa di anonimo. All’inizio volevo solo un simbolo ma poi è stato deciso che, visto che si trattava del nostro quarto album ed eravamo quattro, ognuno di noi avrebbe scelto il proprio simbolo personale».

I quattro enigmi e i loro oscuri significati sono presenti nella parte interna di «Led Zeppelin IV», vicino alla tracklist. Anche per questo la copertina fu definita all’epoca un vero suicidio commerciale. Raffigura una parete scrostata con il ritratto di un contadino che trasporta fasci di legname sulla schiena. L’uomo è fermo su un prato, si sorregge su un bastone e ci guarda. L’immagine è un dipinto a olio acquistato poco tempo prima da Plant in un negozio d’antiquariato. Nonostante autore e periodo fossero sconosciuti, il cantante aveva intuito che sarebbe stata l’immagine giusta: il nuovo che ciclicamente prende il posto del vecchio in un ipotetico ciclo della vita. Ma chi è in realtà il vecchio del ritratto? Per molti George Pickingill, contadino inglese realmente vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900. Sembra certo che amasse le arti magiche e frequentasse l’idolo di Page, il solito Aleister Crowley, praticando l’occultismo.

Fino all’ultimo mistero di «Led Zeppelin IV». La celebre «Stairway to Heaven» è stata accusata di contenere un presunto messaggio subliminale di matrice satanica. Secondo alcune fantasiose interpretazioni, un verso ascoltato al contrario conterrebbe un inno demoniaco. E nel senso normale di ascolto alluderebbe al bifrontismo delle parole: «Perché come sai / a volte le parole hanno due significati», canta Plant. Ovviamente non c’è alcuna prova che i Led Zeppelin abbiano registrato volontariamente questi messaggi «al contrario». Anzi Page ha sempre negato simili dicerie e Plant lo ha sempre spalleggiato: «Per me è triste perché “Stairway to Heaven” fu scritta con le migliori intenzioni e, per quanto riguarda i messaggi al contrario, non è la mia idea di fare musica». Ma il mistero dei Led Zeppelin sopravvive ancora.
 

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