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AC/DC, l'eterno ritorno del metal da juke box

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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«Vorrei che i giovani ascoltassero questo album e poi dicessero: comprerò una chitarra e farò parte di una band. Penso che se questo accadrà, vorrà dire che siamo riusciti in qualcosa». Brian Johnson è orgoglioso di «Power Up», album degli AC/DC numero 17. A 6 anni di distanza da «Rock or Bust siamo di fronte al suo ideale proseguimento. A cominciare dalle dodici canzoni composte dai fratelli Angus e Malcolm Young, poi scomparso tre anni fa. Una sorta di testamento musicale del fondatore della band australiana.
«Power Up» vede di nuovo insieme Angus Young e Brian Johnson (138 anni in due), Cliff Williams (basso), Phil Rudd (batteria) e Stevie Young (chitarra ritmica). Il loro hard rock fa scuola dalla metà degli anni Settanta e la voce di Brian Johnson (giunto nella band nell’80 in sostituzione del compianto Bon Scott) continua a graffiare nonostante i 73 anni e i problemi di salute che, nel recente passato, lo hanno costretto a lasciare spazio ad Axl Rose. Per il nuovo album, invece, la band ha richiamato lo storico produttore Brendan O’Brien che aveva già lavorato in «Black Ice» e «Rock Or Bust».

«Power Up» si apre con l’energica «Realize» in cui si mettono subito le cose in chiaro: orecchiabili riff di chitarra e l’inconfondibile voce di un Brian Johnson in forma smagliante. Particolarmente incisive «No man’s Land», «Witch’s spell» e il singolo «Shot in the Dark» che ha preparato il terreno all’uscita dell’album. Prima dell'uscita dell'album, gli AC/DC hanno pubblicato sui social anche un assaggio del brano «Demon Fire» come anteprima per i fan. «Power Up» è una summa delle classiche sonorità hard rock. Angus Young guida tutti con l’esperienza del veterano. Ma sa bene che il segreto degli AC/DC è quello di confermare le attese più che sorprendere chi ascolta. E allora arrivano nell’ordine «Rejection», «Shot In The Dark», «Through the Mists of Time», «Kick you when you’re down», «Witch’s spell», «Demon Fire», «Wild Reputation», «No Man’s Land», «Systems Down», «Money Shot» e «Code Red». A chi si fa domande su un eventuale ritorno di Axl Rose nella band, Angus Young risponde: «Questa idea non è mai saltata fuori - assicura il chitarrista - Axl è stato molto generoso, ci ha aiutati a portare avanti il tour in un momento difficile. Ci contattò per dire che ci avrebbe dato una mano se non aveva impegni. Ci suggerì di rimettere in scaletta canzoni che non suonavamo da molto tempo e che a lui piacevano. Gli sono grato per essersi offerto. Ma lui ha la sua vita».

 

 

Intanto l’album è disponibile al link https://acdc.lnk.to/powerup in diversi formati: digitale, cd standard, deluxe limited edition e vinile in 5 versioni. La deluxe limited edition è una chicca per appassionati: premendo un bottone a lato della special box si illumina il logo AC/DC mentre gli altoparlanti integrati fanno partire «Shot In The Dark». Il cofanetto include il cd con libretto che contiene foto esclusive e un cavo usb per la ricarica della scatola.

Gli AC/DC sono una delle più influenti rock band di tutti i tempi con oltre 200 milioni di album venduti in tutto il mondo di cui oltre 71 milioni solo negli Stati Uniti. Con oltre 40 anni di carriera alle spalle continuano a vendere ogni anno milioni di dischi e a generare miliardi di streaming online. Ma i record non sono finiti: «Back in Black», doppio disco di diamante, è stato definito «bestselling album by any band ever» e «third bestselling album by any artist» con oltre 50 milioni di copie. Nel 2003 sono stati inseriti nella «Rock and Roll Hall of Fame» e nel 2010 hanno vinto il loro primo Grammy Award nella categoria «Best Hard Rock Performance» per «War Machine».

Nell’era della musica liquida e del pop patinato che dura l’arco di uno streaming, gli AC/DC restano aggrappati a una concezione di solido e nostalgico hard rock. D’altronde sono gli autori dell’album più venduto nella storia delle rock band. Replicare i fasti del passato non è facile ma i più nostalgici possono sempre rifugiarsi in «Highway to Hell» o «Hells Bells». Cavalcando l’eterno ritorno dell’hard rock.
 

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