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Il reggae immortale di Bob Marley si festeggia così

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Quest’anno avrebbe compiuto 75 anni. Tanto è passato da quando Robert Nesta Marley (questo il suo vero nome) nacque in un piccolo villaggio della Giamaica. Era il 6 febbraio 1945 e lì cominciava il suo viaggio tra musica, politica e religione Rastafari. Era figlio di un bianco di origini inglesi e di una ragazza giamaicana di colore. «Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta», raccontò una volta. Durante l’infanzia le sue origini miste lo misero di fronte a non pochi pregiudizi. Gli episodi di bullismo lo spinsero a prendere lezioni di autodifesa tanto da guadagnarsi il soprannome di «Tuff Gong». Poi la morte del padre e il trasferimento a Trenchtown, poverissimo sobborgo di Kingston, la capitale della Giamaica. Trenchtown era una delle tante periferie del mondo in cui dominano degrado e disperazione. Ma è proprio in quel contesto che Marley pose le basi della sua formazione artistica. A Trenchtown conobbe Bunny Livingston e Peter Tosh con cui diede vita alla prima formazione degli Wailers. Ed è a Trenchtown che imparò ad ascoltare la radio entrando in contatto con la musica statunitense di Ray Charles ed Elvis Presley. Da qui prese le mosse per realizzare la sua personale rivoluzione reggae.

A 75 anni dalla nascita tutto questo viene riportato alla luce e la discografia di Bob Marley sarà di nuovo in edicola in diciassette cd. La raccolta riunisce gli album in studio originali e i migliori concerti. Dal 28 agosto è disponibile con «Tv Sorrisi e Canzoni» in collaborazione con Universal Music Italia. Ogni uscita settimanale è arricchita da un booklet con contenuti inediti: dalla storia degli album a immagini mai diffuse prima. Sarà possibile ripercorrere tutti i capitoli della discografia in una veste fedele alle edizioni originali della Island Records, l’etichetta fondata nel 1959 dal businessman e produttore inglese Chris Blackwell che lanciò il reggae a livello internazionale divenendo presto famoso proprio grazie al successo di Bob Marley.
La prima pubblicazione è «Uprising», ultimo album uscito prima della morte di Marley, che contiene alcune delle canzoni più belle dell’artista oltre che alcuni dei suoi messaggi più significativi. Un disco spirituale da cui è scaturito il tour che avrebbe portato agli storici concerti del 27 e 28 giugno ’80 rispettivamente allo stadio San Siro di Milano e a Torino: la prima e ultima volta dell’artista in Italia, evento epocale per il nostro Paese e per la musica dal vivo. All’evento di Milano, al quale partecipò Pino Daniele in qualità di supporter, avrebbero preso parte oltre 100mila spettatori, in un clima di festa pacifica scandita da brani come «Redemption Song», diventata un vero e proprio testamento spirituale.
La collana «Bob Marley» proseguirà fino a dicembre con successi intramontabili come «Legend», l’album reggae più venduto al mondo, «Exodus» e «Natty Dread»: opere in grado di trasmettere l’eredità artistica, sociale e spirituale di un’artista che, nell’era digitale, continua ad avere un successo straordinario sul pubblico di ogni età, risultando, secondo i social media, l’artista più popolare di qualsiasi celebrità postuma, con la pagina Facebook ufficiale seguita da oltre 70 milioni di fan. Il catalogo musicale di Bob Marley ha venduto milioni di album in tutto il mondo e, tra i riconoscimenti ottenuti, ci sono la Rock and Roll Hall of Fame (1994) e la Ascap Songwriters Hall of Fame (2010), un Grammy Lifetime Achievement Award (2001), oltre a numerose Nomination nella Grammy Hall Of Fame e una stella nell’Hollywood Walk of Fame (2001).

La vita di Marley fu spezzata da un melanoma al piede destro non curato a dovere che provocò un rapido peggioramento delle sue condizioni. Il 23 settembre 1980 si esibì per l’ultima volta a Pittsburgh. Fino alla morte avvenuta la mattina dell’11 maggio 1981 in un ospedale della Florida.

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