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Papa Francesco in isolamento per almeno due mesi: convalescenza blindata in Vaticano

Nico Spuntoni
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 L’annuncio l’ha dato monsignor Battista Ricca, direttore di Santa Marta, in una comunicazione interna visionata da «Il Tempo»: il Papa deve rimanere isolato per almeno due mesi, quindi nessun ospite dell’albergo può accedere al secondo piano. Niente da fare per chi aveva udienze calendarizzate a febbraio e sperava di poterle recuperare dopo le dimissioni dall’ospedale. L’entourage papale vuole evitare le imprudenze che contribuirono vent’anni fa alla ricaduta di Giovanni Paolo II.

Dimesso dal Gemelli il 10 febbraio 2005, Wojtyła non si risparmiò nel lavoro fino ad un peggioramento che portò ad un nuovo ricovero tredici giorni dopo. Il precedente serve da monito per consigliare prudenza all’indisciplinato Francesco. Il compito spetta soprattutto ai due uomini a lui più vicini che, come si è visto dalla prima apparizione al Gemelli, sono l’assistente sanitario personale Massimiliano Strappetti e il segretario particolare don Juan Cruz Villalón. Il primo lo ha accompagnato fuori al balcone sorreggendogli il microfono mentre il secondo ha ricordato di impartire la benedizione. In particolare don Juan Cruz, di cui abbiamo raccontato pochi giorni fa l’inarrestabile ascesa, è pronto a fare avanti e indietro h24 tra il secondo e il primo piano di Santa Marta dove risiede.

 

Come risulta a «Il Tempo», la convalescenza blindata di Francesco si sta svolgendo nella camera da letto del suo appartamento in cui è costantemente sotto controllo e che è stata fornita di tutto il necessario per svolgere la terapia prescritta. L’uomo che aveva scelto questo albergo vicino al palazzo della Canonica per circondarsi di persone ora, insieme alla malattia, vive anche il dramma dell’isolamento. Che è anche isolamento istituzionale del papato. D’altronde, il codice di diritto canonico gli riconosce una «potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa». Per questo le attuali condizioni di Francesco generano prevedibili domande su cosa potrà fare nell’immediato futuro.

Ieri il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha spiegato che per il momento gli verranno sottoposti soltanto i dossier più importanti ed ha definito «impensabile» una ripresa immediata di udienze pubbliche e incontri, pur lasciando aperta la porta alla speranza di un saluto a re Carlo d'Inghilterra in visita a Roma l’8 aprile. La mancanza di voce, in ogni caso, non è incompatibile con il governo della Chiesa e tra i prelati si rievoca in questi giorni il precedente del cardinale Andrea Ferrari che, pur avendo perso la voce per un male incurabile, continuò a fare l’arcivescovo di Milano fino alla morte scrivendo biglietti.

 

Ciò che conta, al momento, è raccomandargli prudenza e tenerlo al sicuro nella sua camera per impedire di contrarre infezioni che potrebbero far precipitare di nuovo la situazione. Non è un compito facile con Francesco, ma non è una novità perché molti altri suoi predecessori sono stati pazienti ribelli. Al suo medico che, rimproverandolo per aver infranto la raccomandazione di riposare dopo un malanno, gli chiese se si rendesse conto della responsabilità che aveva davanti al mondo avendo in cura il Papa, Pio X rispose bruscamente: «E lei non ha pensato a quella che ho io davanti a Dio se non mi prendo cura della sua Chiesa?».

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