
Garlasco, la telefonata dimenticata: "Andrea aiutami è morta"

«Andrea aiutami». Due parole pronunciate in una strana telefonata, rimaste sepolte in un vecchio verbale e ora al vaglio degli inquirenti. Perché se all’epoca del delitto di Garlasco quella misteriosa circostanza non fu presa in considerazione, oggi che per l’omicidio di Chiara Poggi il nuovo indagato si chiama proprio Andrea, quel dettaglio assume contorni inquietanti. Mentre il gip dovrà pronunciarsi sul maxi incidente probatorio per Andrea Sempio, l’amico del fratello della vittima il cui Dna è stato trovato sotto le unghie della 26enne massacrata nella villetta di via Pascoli la mattina del 13 agosto 2007, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, coordinati dalla Procura di Pavia, stanno ascoltando diverse persone, alle quali viene man mano chiesto di fornire volontariamente un campione di Dna, e setacciando tutti gli atti dell’inchiesta, alla ricerca di elementi all’epoca trascurati e che, alla luce degli ultimi risvolti, potrebbero offrire nuovi scenari investigativi. E spunta un verbale del 25 agosto di quell’anno, in cui un giovane di Garlasco, legato alla cerchia di conoscenti che ruotavano attorno a persone vicine alla vittima, racconta ai carabinieri di un episodio avvenuto poche ore dopo il ritrovamento del cadavere di Chiara, rinvenuto intorno alle 13.50 da Alberto Stasi, il fidanzato condannato in via definitiva a 16 annidi carcere.

"Non ho ucciso Chiara". La versione di Sempio e il sospetto sul Dna
«Ricordo che il 13 agosto 2007 verso le 15.30-16 ho ricevuto sul mio cellulare una telefonata con numero privato», mette a sommarie informazioni il teste. «Ho aperto la comunicazione e ho sentito una voce femminile che disperata diceva direttamente: "È morta... aveva solo 25 anni, era a casa da sola". Non avendo riconosciuto la voce immediatamente chiedevo chi parlava all’apparecchio e solo allora avevo in risposta "Andrea aiutami". Rispondevo che non ero Andrea ma Alessandro, richiedendo chi fosse al telefono...», dice il giovane, il quale rivela ai carabinieri l’identità dell’interlocutrice e mostra un messaggio successivo che la ragazza gli avrebbe mandato, scusandosi per averlo chiamato, nonché altre chiamate che lo avrebbero infastidito fino a sera. Il significato di quella telefonata non è mai stato approfondito, né è stato preso in considerazione il suggestivo collegamento tra quel nome e quello di altre persone che, in quelle settimane, erano già state sentite per ricostruire le ultime ore di vita di Chiara. Solo una settimana prima, d’altronde, era stato convocato Andrea Sempio, per chiarire come mai avesse fatto tre telefonate a casa Poggi, emerse dai tabulati, nei giorni successivi alla partenza per le vacanze del suo amico Marco, fratello della vittima.

Nuovi e vecchi reperti: scontro tra pm e difesa di Sempio sulle analisi genetiche
Sempio, che aveva liquidato la faccenda spiegando che «siccome ho memorizzato sulla rubrica telefonica sia il numero di casa che quello del portatile di Marco ho sbagliato a inviare la chiamata», non sarà mai collegato a quell’Andrea destinatario dell’accorata richiesta di aiuto, né riconvocato fino al 4 ottobre 2008, quando ricostruì con gli inquirenti i suoi spostamenti nel giorno del delitto e consegnò lo scontrino delle 10.18, con scadenza 11.18, di un parcheggio di Vigevano, custodito con cura per 14 mesi e diventato all’epoca l’alibi per l’orario del delitto, fissato tra le 10.30 e le 12.30 fino a che non fu anticipato tra le 9.12 e le 9.35 con l’appello bis che condannò Stasi. Gli investigatori non chiesero conto della telefonata del pomeriggio del delitto neppure alla ragazza che cercava il fantomatico Andrea. Ma ora che Sempio è indagato per omicidio in concorso con altre persone, quel particolare viene ritenuto meritevole di approfondimenti, anche in vista del maxi incidente probatorio, in cui la Procura di Pavia intende non solo cristallizzare la compatibilità del Dna di Sempio con il cromosoma Y sotto le unghie di Chiara, ma anche confrontarlo con altri reperti mai analizzati, sui quali potrebbero emergere nuove tracce utili ad accertare eventuali responsabilità e magari piazzare altri soggetti sulla scena del crimine.
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