
Quarto Grado, la morte di Lilliana Resinovich e quell'indizio degli occhi

Nuovo capitolo sulla morte di Liliana Resinovich e nuovi indizi sulla scomparsa della 63enne ritrovata senza vita nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, in provincia di Trieste. Il programma Mediaset, Quarto Grado, ha infatti analizzato le ultime rivelazioni arrivate dalla consulenza dell‘anatomopatologa Cristina Cattaneo e il parere del consulente del marito della donna, Raffaele Barisani. La principale novità riguarderebbe gli occhi di Liliana e ciò che ci direbbero sulla sua morte. Nel servizio del programma di Rete 4, si parte dalle parole di Claudio Sterpin, l’amico di Lilly: “Immagino che lei era a casa e prima è stata picchiata e poi soffocata con qualsiasi cosa. Io ho detto che potrebbe essere o un cuscino o questo, basta questo – dice l’uomo –. Se io ti metto questo sulla bocca e la pigio e ti tengo così, in due minuti, due, non respiri più”. Versione che anche la dottoressa Cattaneo ha confermato nella sua perizia: una asfissia meccanica esterna attraverso l’occlusione di naso e bocca con le mani o con un tessuto.

L'appello del marito di Liliana Resinovich: ecco chi devono sentire
Poi il parere di Raffaele Barisani, il consulente di Sebastiano Visintin, il marito di Liliana. Sarebbero stati i sacchetti che l'assassino ha messo sul capo di Lilly a provocarne la asfissia e la morte. Un'ipotesi basata sull'assenza a livello oculare di petecchie, le piccole emorragie che si formano per la rottura dei capillari durante il soffocamento: “L'assenza di petecchie congiuntivali avviene nella morte da sacchetto, perché è più dolce, è più lenta e quindi non si determinano, avviene lentamente e gradualmente”. La donna sarebbe stata quindi vittima di un alterco e a seguito delle percosse ricevute, avrebbe prima perso i sensi e poi sarebbe morta per i sacchetti che l’assassino le avrebbe messo in testa per “evitare imbrattamenti ematici”. In questo caso quindi il soffocamento non sarebbe stato volontario.

Resinovich, super perizia ribalta tutto: "Omicidio", e spuntano le tracce genetiche
Ma a non credere a questo scenario è il fratello della donna, Sergio. Per tentare di scogliere ogni dubbio è intervenuto il professor Vittorio Fineschi, il suo consulente. “Le petecchie non sono obbligatorie – spiega –. Molti autori, soprattutto americani, le descrivono fino al 70-78% di ricorrenza nelle morti asfittiche. Questo vuol dire che in un 30% circa possono non essere presenti”. Dubbi su dubbi sulla dinamica della morte della donna che dividono anche le persone più vicine a Liliana. Come Gabriella che crede fermamente Lilli sia stata uccisa volontariamente e con premeditazione: “Sicuramente questa persona, per menarla, poteva anche menarla e finire là. Ma quello che proprio mi lascia così: perché addirittura occultare il cadavere e inscenare quel suicidio farlocco? Sicuramente quando si è incontrato con lei aveva le idee molto chiare, l'assassino. Questo è poco ma sicuro”.
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