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Garlasco, quando sul dna Andrea Sempio disse al papà: “Per i pm è 'na minchiata”

Rita Cavallaro
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«Te pensa che con quello che c’è nelle carte di Giarda direttamente il pm ha detto che è una cosa...ce l’ha già detto che è una mezza minchiata e ce l’ha detto in faccia a me...agli...due avvocati...quindi ce l’ha detto... ce l’ha detto lui...loro stessi». È il 21 febbraio 2017 e Andrea Sempio parla con il padre Giuseppe della perizia della difesa di Alberto Stasi, che sosteneva come il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi fosse il suo. La consulenza scientifica, effettuata dal genetista attraverso la comparazione del cromosoma Y rimasto ignoto con il profilo genetico prelevato a Sempio di nascosto, aveva portato all’epoca all’apertura di un’indagine lampo per omicidio come «atto dovuto», a seguito di un esposto, presentato dalla mamma di Stasi a fine dicembre 2016. Sempio, iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Pavia, all’epoca guidata da Mario Venditti, il 10 febbraio era stato interrogato. Il suo profilo genetico non fu prelevato per essere comparato con la consulenza della difesa e a marzo arrivò per lui la richiesta di archiviazione, firmata da Venditti. Una richiesta della quale, nonostante l’amico del fratello di Chiara non dovesse conoscere, già si aspettava, come emerge dalle intercettazioni messe agli atti dai carabinieri.

 

 

Che il 21 febbraio trascrivono una conversazione tra padre e figlio, in cui i due discutono dei tempi della fine dell’inchiesta e prendono in considerazione la possibilità discussa con i legali, di denunciare la difesa di Stasi per calunnia. «Se devo reagire devo reagire con forza», dice Andrea a Giuseppe, «siccome io sono davanti uno che mi ha fatto girare le balle posso...o dargli uno spintone e sperare che...al massimo lui mi sputi in un occhio oppure gli devo dare una coltellata e sperare che vada giù e basta...logicamente se io gli dò una coltellata può essere che quello abbia un coltello e...reagisca anche lui...», dice Sempio, facendo riferimento alla possibilità che il team difensivo di Stasi possa presentare una contro querela.

 

 

Il padre è preoccupato dell’azione legale, che va ponderata bene per evitare ulteriori problemi, alla luce del fatto che in quanto indagato Sempio non ha gli atti depositati in Procura. «Facciamo un ragionamento terra terra...», dice Giuseppe, «se vado a denunciare una persona, vado a denunciarla perché sono sicuro che c’è con quella roba lì in mano...perché se vado a denunciare una persona e non c’ho niente in mano...sei un pirla...ora tu cos’hai in mano per denunciare questi...». E Sempio rassicura il genitore: «Certo...ma il discorso è...te pensa che con quello che c’è nelle carte di Giarda direttamente il pm ha detto che è una cosa...ce l’ha già detto che è una mezza minchiata e ce l’ha detto in faccia a me...agli due avvocati...quindi ce l’ha detto...ce l’ha detto lui...loro stessi...già questo ti dà una sicurezza in più». Una circostanza a cui gli investigatori danno rilievo, riassumendola così nel brogliaccio: «Andrea sottolinea che anche il pm con le carte di Giarda ha ritenuto trattasi di una causa insussistente». La conversazione tra padre e figlio, infatti, sembra rivelare che gli stessi inquirenti che stavano indagando su Sempio l’avrebbero tranquillizzato sugli esiti dell’inchiesta, che all’epoca non portò a nulla, tanto che il procuratore Venditti a marzo presentò una richiesta di archiviazione di 21 pagine. E nei giorni scorsi, alla notizia della riapertura del fascicolo, è intervenuto: «Resto convinto della mia tesi: non ci sono elementi contro Andrea Sempio e ora non c’è nulla di nuovo contro di lui. Tutto quello di cui si discute è già stato analizzato».

 

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