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Minecraft entra in Vaticano: viaggio virtuale tra storia e fede

Ecco "Peter Is Here", il videogioco educativo per le scuole nato dalla collaborazione Microsoft-Vaticano

Luca De Lellis
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Una strana comunione che suscita stupore per il presente e curiosità per l’avvenire: una manciata di anni fa, assistere a una collaborazione tra Microsoft e il Vaticano sembrava un’ipotesi improbabile. Oggi, invece, è realtà. «Peter Is Here: AI for Cultural Heritage», è questo il titolo del videogioco ideato da Minecraft Education- parola del Cardinale Mauro Gambetti, Presidente della Fabbrica di San Pietro - allo scopo di «avvicinare la Basilica di San Pietro alle persone, per favorire un'esperienza educativa, spirituale e innovativa». La conferenza stampa di presentazione è avvenuta ieri a Palazzo Grazioli, una data non casuale «perché è la vigilia di San Giuseppe, l’educatore Epoche Il viaggio nel luogo simbolo del Cattolicesimo attraversa momenti storici diversi: dal 75 d.C. al Seicento del figlio di Dio». Si tratta di un’ulteriore concretizzazione del progetto «La Basilica di San Pietro: AI-Enhanced Experience» lanciato lo scorso novembre, che aveva già prodotto una mostra servendosi dell’Intelligenza Artificiale per consentire ai visitatori di entrare in una connessione particolare con la millenaria storia del monumento. Probabilmente non l’ultima, visto che al termine della conferenza il Cardinale Gambetti ha voluto creare suspense per il futuro, annunciando una nuova iniziativa simile ma senza svelarne i particolari.

 

Nell’anno del «Giubileo della Speranza» il Vaticano non si pone limiti. Fa le cose in grande. E, attraverso Peter Is Here, intende offrire agli studenti di tutte le scuole italiane e di tutte quelle cattoliche in giro per il mondo - le prime che integreranno l’esperienza di Minecraft Education nei loro programmi scolastici – un videogioco dal gameplay interattivo che mescola storia, strumenti di Intelligenza Artificiale e risoluzione creativa dei problemi. La vera sfida politica sarà proprio riuscire, usando le parole Capo della Segreteria Tecnica del Ministero dell'Istruzione e del Merito Mauro Antonelli intervenuto nella conferenza di lancio, a «diffonderlo massivamente a tutte le istituzioni scolastiche».

 

Perché se il progetto è interessante, ha però bisogno di un’implementazione strategica e funzionale all’interno dell’ambiente scolastico, proprio per assolvere al proposito iniziale: favorire l’apprendimento e la conoscenza di un luogo iconico come la Basilica di San Pietro. E, al contempo, divertire e intrattenere le generazioni di giovani che si susseguiranno.

Immergendosi nelle dinamiche del gioco, i videogiocatori potranno sfruttare gli abituali strumenti di Minecraft – opera dello svedese Markus Persson e secondo videogioco più venduto di sempre a partire dalla sua uscita nel 2011– e dispositivi potenziati dall’intelligenza artificiale per restaurare in vari punti la Basilica, sfruttando l’ausilio di tutorial guidati. Ogni lavoro di restauro richiede ai ragazzi di applicare la loro creatività alla conservazione del patrimonio culturale, per riportare questi luoghi sacri alla loro bellezza originale, invitando anche a documentare i loro progressi e a riflettere sul senso profondo del lavoro di squadra.

Insomma, un videogioco diverso, lontano dagli stereotipi che affliggono quel mondo e che portano i genitori, talvolta legittimamente, a credere che siano diseducativi. E l’aspetto singolare è che proviene da una sinergia tra un’istituzione dalla nomea retrograda e una delle massime espressioni dell’innovazione tecnologica del ventunesimo secolo. Il progetto è ambizioso, la sua realizzazione lo è di più. Emblematico il commento di uno dei bambini dell’Istituto Massimo di Roma, presenti alla conferenza in rappresentanza della rete di scuole FIDAE, che ha già avuto il privilegio di testarlo: «Questo gioco ti fa divertire perché puoi fare tante cose». Solo il futuro, però, ne potrà decretare il successo nel contesto di una platea più ampia.

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