Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Papa Francesco rovina i piani dei suoi nemici. La guerra fra “gufi” e “corvi”

Francesco Capozza
  • a
  • a
  • a

«Qualcuno ha pregato affinché il pontefice andasse in Paradiso, ma il Padrone delle Messe ha pensato di lasciarmi ancora qui». È la salace risposta di Papa Francesco a Giorgia Meloni quando lei, nella visita dell’altra sera all’augusto malato ricoverato al Policlinico Gemelli, ha raccontato al Papa di essersi allarmata per le voci circolate tra domenica e martedì. Francesco sa benissimo che anche in Vaticano cova numerose serpi in seno, ne è consapevole da anni. Già dopo il suo primo ricovero, quello del luglio del 2021 per l’operazione al colon, erano arrivate al suo orecchio (e anche sulla sua scrivania, con dettagliati report riportanti nomi e cognomi) voci di grandi movimenti avvenuti mentre lui era "sotto i ferri". Anche allora, una volta ristabilitosi, disse qualcosa di analogo a quanto fattosi sfuggire mercoledì con il Presidente del Consiglio: «C’era qualcuno che già stava preparando il Conclave, li ho delusi». Tutti si chiedono da giorni come sia stata possibile una fuga di voci - da quelle sull’imminente trapasso ad altre che addirittura assicuravano fosse già avvenuto - ritenute talmente credibili che pure la Radio Vaticana sarebbe stata pronta a una diretta no-stop dopo il ferale annuncio. La risposta è molto semplice: nonostante lo spoil system sistematico attuato da Bergoglio in dodici anni, chi pensa che oltre le Sacre Mura risiedano ormai solo cagnolini ammansiti si sbaglia di grosso.

 

 

Con il passare del tempo e l’esperienza vissuta sulla propria pelle da molti presuli in sottana violacea - e pure da qualcuno munito di porpora – chi è riuscito a scamparla ha adottato un metodo subdolo ma al contempo raffinatissimo: prostrarsi al Sovrano pubblicamente, ma poi, nei circoletti privati e con gli amici fidatissimi, dirne peste e corna e, soprattutto, sperare nella sua dipartita. Costoro non fanno solo parte della bassa manovalanza vaticana, ce ne sono numerosi che ricoprono incarichi di Governo e talvolta portano lo zucchetto rosso sul capo. Sono gli stessi che, appena varcato il portone di Sant’Anna e ben attenti che i solerti gendarmi abbiano girato lo sguardo, dismettono le croci pettorali di ferro o di legno indossate davanti alla Santità Sua per rimettersi quelle tempestate di gemme che in realtà portano abitualmente.

 

 

Questo Papa è scaltro, scaltrissimo anzi, e ormai ha ben chiaro il metodo, anche perché negli ultimi anni ha costituito una fitta rete d’informatori esterni, rigorosamente insospettabili, che gli riferiscono tutto, persino chi è stato visto acquistare pizzi e merletti nelle più antiche sartorie romane ancora in lutto dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Sono in molti oggi a tremare per aver commesso il miserevole errore di diffondere veline listate di nero, inconsapevoli del fatto che il Papa stava sì male, ma di certo non con un piede nella fossa. L’errore dei tapini è stato di giocare sul fatto che la scarnissima comunicazione ufficiale vaticana, mai suffragata da bollettini veramente medici, ha in effetti lasciato molto spazio alla fantasia. Ma tanto la comunicazione Bergoglio se la fa da sé, e quando c’era chi si stava già schiarendo la voce per l’orazione funebre, ecco il colpo di teatro: Papa Francesco ha ricevuto Giorgia Meloni. Vivo, vegeto, pure ironico. Dategli giusto il tempo di rimettersi appieno, dopodiché sarà difficile tenere il conto delle teste che rotoleranno. Ci permettiamo infine di dare un suggerimento a coloro che, «se non la morte, almeno le dimissioni»: Dio ve ne scampi, perché sarebbe molto, ma molto peggio. Per voi, ovviamente.

Dai blog