Viaggio nelle sigle anarchiche e tra i compagni a mano armata: ecco chi fomenta le piazze
La morte di Ramy Elgani ha dato nuova linfa alla galassia antagonista. Dopo le manifestazioni pro Palestina, centri sociali, collettivi universitari e anarchici, hanno trovato un altro motivo per scatenare la guerriglia contro le forze dell’ordine e il governo. Da Torino a Milano, passando per Bologna e Roma, dietro agli scontri di piazza si nascondono le frange dell’eversione. Proprio nel capoluogo piemontese, a tirare le fila dei disordini che si sono verificati nei giorni scorsi e non solo, c’è anche lo storico centro sociale Askatasuna, da tempo al centro delle polemiche per il progetto del Comune di Torino che riguarda una «co-progettazione» per integrare l’ex asilo dell’Opera Pia Reynero, sede dell’Askatasuna, nel tessuto sociale e culturale della città. Iniziativa che ha suscitato aspre polemiche, soprattutto riguardo alla «legalizzazione» di un centro sociale responsabile di occupazione abusiva e manifestazioni non autorizzate. Lo stesso centro sociale, inoltre, è al centro di una vicenda giudiziaria che proprio ieri ha visto chiedere, da parte l'Avvocatura dello Stato, una richiesta danni per oltre 6,8 milioni di euro nei confronti degli esponenti di Askatasuna, attualmente a processo a Torino, riguardo, tra l’altro, le spese sostenute in occasioni manifestazioni contro la realizzazione della linea ad alta velocità ferroviaria Torino-Lione in Valsusa.
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Continuando il viaggio nella galassia antagonista dietro agli scontri di piazza, si incontrano organizzazioni come «Cambiare Rotta» (sedicente organizzazione giovanile comunista) che attraverso le sue varie sedi in Italia fa parte del circuito che aderisce alle manifestazioni contro il governo, pro Palestina e adesso per la morte di Ramy. Sui social, in mezzo a numerosi altri proclami, spuntano post dove si inneggia a Maduro e al regime Chavista muovendosi addirittura alla volta di Caracas per partecipare al giuramento del presidente Venezuelano. «È stato un onore per la Rete dei Comunisti, Cambiare Rotta e Osa partecipare oggi alla grande manifestazione popolare "Giuro con Maduro", svoltasi davanti a Palazzo Miraflores e seguita in tutto il Paese da milioni di venezuelani, tra cui le delegazioni internazionali al completo». E per quello che riguarda Ramy, sullo stesso profilo social (e sembra quasi un controsenso dopo il viaggio in un paese dove la violenza della polizia è all’ordine del giorno), chiedono «giustizia per Ramy» «ucciso dalla polizia». Dopo gli scontri di sabato sera, a Bologna la Digos ha identificato una trentina di manifestanti tra quelli che sono scesi in piazza. Dai primi accertamenti, sono appartenenti ai collettivi studenteschi, altro tassello che compone la galassia antagonista che scende in piazza e crea disordini. Una rete che si dipana anche a Roma, dove sempre la Digos ha identificato altri 30 soggetti che gravitano nella galassia degli antagonisti e dei collettivi studenteschi.
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La rete dei violenti, dunque è estesa e si infiltra in tutte le manifestazioni dove può farlo. Nel corso del 2024, secondo i dati del ministero dell’Interno, in Italia sono state organizzate 12.302 manifestazioni (+9,7% rispetto al 2023). In particolare, 4.187 sono state organizzate per motivazioni sindacali e occupazionali (+38,8%), mentre 1.874 sono state promosse a sostegno della pace (+39,3%). In 322 casi si sono registrate delle criticità (-18,9% rispetto al 2023). In totale, nel 2024 i feriti tra gli appartenenti alle Forze di polizia sono stati 273 (+127,5%), mentre nel 2023 erano stati 120. E sull’identikit di questi soggetti violenti, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervistato da Francesco Giorgino durante la trasmissione XXI Secolo in onda ieri sera su Rai Uno, ha chiarito: «Gli analisti ci restituiscono degli identikit ben precisi di soggetti che partecipano ad alcuni centri sociali, ad alcune formazioni che diciamo variano i pretesti, mi consente di dire, una volta è la tav, una volta sono i temi ambientali, una volta è l’uccisione, la tragedia come quella di Ramy, tante altre, però poi il tratto distintivo caratterizzante è quello di porre in essere, a mio modo di vedere in maniera strumentale, delle azioni di violenza e di attacco alle forze di polizia che non hanno nulla a che vedere con la nobiltà dei temi che loro dicono di voler rivendicare».
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