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Abedini è libero, il ritorno in Iran e il caso di Cecilia Sala: la svolta

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Ora "il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare". Lo dice Alfredo De Francesco, legale di Mohammad Abedini, l'iraniano arrestato in Italia a dicembre su richiesta degli Stati Uniti e scarcerato domenica 12 gennaio. "La decisione presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi. Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca delle custodia cautelare, poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali - aggiunge l’avvocato - Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia. Oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia ha trovato un riscontro effettivo. Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso e hanno accompagnato ogni nostro passo e timore con la preghiera". Secondo quanto si apprende, Abedini è stato già rimesso in libertà dal carcere di Opera. Quando gli è stato comunicato che sarebbe stato liberato, l'uomo è scoppiato a piangere. 

La magistratura iraniana ha annunciato che Abedini è stato rilasciato e trasferito in aereo in Iran.. "Grazie al monitoraggio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran e ai negoziati tra i servizi di intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran e i servizi di intelligence italiani, il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno", ha annunciato Mizan Online, l’ufficio stampa della magistratura iraniana.

 Il caso si sovrappone inevitabilmente con la liberazione di cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata a Teheran e tornata in Italia giovedì scorso grazie all'opera del di Giorgia Meloni e di diplomazia e Intelligence italiane. Prima della liberazione dell'ingegnere iraniano, iI ministro della Giustizia Catlo Nordio aveva depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti: "In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente". 

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