Giubileo, disputa per la Porta Santa. "Esonerato" l'arciprete di Wojtyla
Procedono speditamente e senza intoppi i tradizionali riti per l’apertura del Giubileo. Ieri, nel primo giorno del nuovo anno, è stata aperta anche la terza Porta Santa delle quattro arcibasiliche romane, quella di Santa Maria Maggiore. A presiedere la cerimonia non è stato però l’arciprete titolare dell’antica e maestosa basilica liberiana, il cardinale polacco Stanislaw Rylko, bensì il suo coadiutore, il neo-porporato Rolandas Makrickas, un lituano poco più che cinquantenne e molto apprezzato da Papa Francesco. Il fatto che il pontefice abbia imposto la berretta cardinalizia al «vice» arciprete di una delle principali basiliche romane è un unicum nella storia ecclesiastica recente, tanto inconsueto che, quando Bergoglio ha pubblicato il suo nome tra i nuovi cardinali creati nel Concistoro del 7 dicembre, non sono stati pochi quei prelati romani a saltare sulla sedia. D’altronde non è più un segreto per nessuno: Francesco non solo non ama rispettare le tradizioni, ma soprattutto non prende minimamente in considerazione i consigli e i curricula provenienti dalla Segreteria di Stato.
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I cardinali, con questo Papa, sono a tutti gli effetti «creature» squisitamente sue. Makrickas, che già nel dicembre 2021 era stato nominato commissario straordinario con delega alla gestione dei beni del capitolo (quindi, della cassa) di Santa Maria Maggiore, è di fatto una delle nuove leve del bergoglismo ultima maniera. Insieme al nuovo Vicario di Roma Baldassare Reina anch’egli creato cardinale non più tardi di tre settimane fa - e al vicegerente Renato Tarantelli (che sabato sarà consacrato arcivescovo dallo stesso Reina), il giovane neo-cardinale lituano è entrato da tempo nelle grazie del pontefice ed è oggi a tutti gli effetti uno degli uomini più potenti della Roma ecclesiastica. Tanto potente e protetto da Francesco che a lui è stato assegnato il compito di aprire la Porta Santa della Basilica romana a cui Bergoglio è più affezionato. E lo è così tanto da aver stabilito che proprio lì, a tempo debito, vorrà essere sepolto (nel frattempo, facendo i dovuti scongiuri, la tomba che lo accoglierà è già pronta e pare che lo stesso Bergoglio ne abbia seguito ed approvato i lavori).
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Mai nella storia dei recenti Giubilei era accaduto che un cardinale arciprete fosse scalzato nel prestigioso incarico di aprire la Porta Santa dal suo coadiutore, seppure con diritto di successione. Il cardinale Rylko, uno degli ultimi wojtyliani di curia elevato alla porpora da Benedetto XVI nel 2007 e Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore dal 2016, ha poi «solo» 79 anni, cioè l’età canonica per entrare in un eventuale Conclave che si celebrasse entro l’anno. Non è dato sapere come il cardinale polacco abbia preso lo sgarbo di Francesco che a lui, per questa occasione così solenne, ha invece preferito il cinquantaduenne Makrickas. Sempre ieri, nella 58° Giornata Mondiale per la Pace - istituita da Paolo VI nel 1968 e che da allora cade ogni primo dell’anno - Papa Francesco è tornato a parlare della necessità di un dialogo e di negoziati di pace per le varie guerre in atto.
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«Esprimo il mio grato apprezzamento a tutti coloro che nelle tante aree di conflitto lavorano per il dialogo e i negoziati», ha detto il pontefice all’Angelus, elevando la sua preghiera affinché «su ogni fronte cessino i combattimenti e si punti alla pace e alla riconciliazione. Penso alla martoriata Ucraina, a Gaza, Israele, Myanmar e a tanti altri popoli in guerra». Prima di salutare i fedeli convenuti in Piazza San Pietro ed augurare loro il suo consueto «buon pranzo!», il Papa ha voluto ricordare il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui ha inviato «l’augurio di ogni bene per il nuovo anno». Un atto di sincero apprezzamento nei confronti del Capo dello Stato italiano che, nel messaggio di fine anno a reti unificate, ha più volte citato il pontefice e ricordato la Giornata Mondiale per la Pace.