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Il Tempo del Futurismo diventa una mostra da Oscar

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Assegnato da «Artslife» il massimo riconoscimento nell'arte alla rassegna romana curata da Gabriele Simongini

Raffaele Serafini
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 Migliore mostra italiana del 2024. Il magazine online ArtsLife, fra i più apprezzati e seguiti per la sua serietà che non lascia spazio al pettegolezzo, ha assegnato gli «Oscar dell’arte» e ha scelto per l’anno che si sta chiudendo la mostra «Il Tempo del Futurismo» presentata fino al 28 febbraio alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e curata da Gabriele Simongini. È quanto mai significativa la motivazione che finalmente punta sul valore della mostra e non su gossip politici o ideologici: «Discutibile per il fatto che il Movimento creato da Marinetti possa essersi fatto portavoce di echi fascisti? Può darsi. Ma davvero dobbiamo indagare un’avanguardia storica, vecchia di cent’anni, attraverso la sua «biografia»? E allora godiamoci questa infornata di sale meravigliose che attraversano un trentennio rovente e che propongono opere rare e dialoghi a dir poco scenografici, come avviene in coda alla mostra, con Pino Pascali e Piero Dorazio».

 

Questo riconoscimento va di pari passo con l’enorme successo di pubblico e di visitatori entusiasti che sta premiando la mostra, senza dubbio la più visitata a Roma e non solo. Così sono spazzate via tutte le polemiche faziose, le fake news, le maldicenze dei radical chic, dei giornaloni di sinistra, delle cosiddette trasmissioni di inchiesta (da Report a Piazzapulita, dove un docente della sinistra radicale come Tomaso Montanari ha attaccato violentemente la mostra proclamando con somma spocchia che non l’avrebbe neppure visitata) o di magazine specializzati come Artribune e Il Giornale dell’arte che molti mesi prima dell’inaugurazione hanno lanciato tonnellate di fango su questo grande evento solo per colpire il Governo Meloni e il Ministro della Cultura Alessandro Giuli.

«Sono felice per il successo della mostra – ci dice il curatore, Gabriele Simongini – dopo mesi di amarezza per attacchi ingiusti, violenti e anche personali. Tutto questo mi fa molto riflettere su quello che si continua a definire ancora giornalismo e che invece si avvicina sempre di più a una sorta di spazzatura mediatica. Finora nessuna mostra quanto questa, già sei mesi prima dell’inaugurazione, era stata criticata così ferocemente. Il vero scopo era quello di farla annullare per farla poi passare come la disfatta del Governo in materia culturale. Ringrazio l’ex Ministro Sangiuliano e il Ministro della Cultura Giuli, oltre alla coraggiosa direttrice della GNAMC Cristina Mazzantini, per averla difesa e sostenuta con convinzione».

 

Il successo della mostra, adatta a tutti i tipi di pubblico, dai giovani agli addetti ai lavori, è ribadito anche dal gran numero di cataloghi venduti finora al bookshop che ha indotto la casa editrice Treccani a preparare già una ristampa. Come avvenne anche con la riscoperta del Futurismo nel secondo dopoguerra grazie ad artisti come Piero Dorazio, Ettore Colla ed Edgardo Mannucci, anche oggi la qualità della mostra è sancita da tanti grandi artisti contemporanei che la lodano senza riserve, da Alberto Biasi a Sergio Lombardo, da Roberto Floreani a Marco Tirelli. Né va dimenticato, fra i tanti, un insigne storico dell’architettura come Luigi Prestinenza Puglisi: «la mostra sul futurismo vale un viaggio, anzi due. Ha quadri bellissimi, decine di opere di Boccioni e di Balla ma anche di tanti altri». 

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