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Cecilia Sala, cosa significano quei capi di accusa: "Non sono una bella notizia"

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Il governo dell'Iran conferma l’arresto di Cecilia Sala e spiega perché la reporter si trova attualmente rinchiusa nel famigerato carcere di Evin, il luogo dove vengono trattenuti gli oppositori del regime. Anche se le informazioni comunicate sono generiche e non entrano nel merito delle accuse nei confronti della giornalista, nel paese con regolare visto di lavoro. Un comunicato del dipartimento generale dei media esteri del ministero della Cultura di Teheran afferma che Sala avrebbe "violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran" e al momento il suo caso è "sotto inchiesta".

 

Cosa c'è dietro queste vaghe accuse e cosa rischia la giovane giornalista? Pejman Abdolmohammadi, analista dell'Ispi e dell'Università di Trento, nella puntata di lunedì 30 dicembre di In Onda, su La7, spiega che l'arrivo dei capi di accusa nei confronti di Cecilia Sala "a dire il vero non è proprio una bella notizia, perché vuol dire che il procedimento penale sta iniziando e questo chiaramente evita e ostacola la possibilità di fare diplomazie parallele". 

 

L'analista fa notare che si parla di "violazione della legge della Repubblica islamica", ma Teheran "non ha ancora specificato" se si tratta di una violazione "della Sharia". Con le informazioni che abbiamo, "si può parlare di sei mesi di reclusione e si può arrivare anche a 3 anni", ma si potrebbe "anche parlare di una forma di multa in denaro". Abdolmohammadi tuttavia ricorda che l'aspetto giudiziario non è quello principale di questa vicenda. Che Sala abbia violato la legge dell'Iran "è un pretesto che la Repubblica islamica che sta utilizzando per la sua necessità geopolitica - conclude l'analista - di fare pressione per liberare probabilmente questo iraniano svizzero Mohammad Abedini", arrestato qualche giorno prima della Sala a Malpensa, su mandato di arresto internazionale. 

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