Natalità
Natalità, dati sconcertanti in tutta Europa. Il Giappone le prova tutte per invertire la rotta
Cambiare per invertire la rotta di un trend preoccupante. In Giappone il governo ha annunciato nuove misure per arginare un tasso di fertilità giunto ormai ai minimi storici, il cosiddetto “inverno demografico”. Un fenomeno che, purtroppo, da ormai decenni interessa da vicino anche l’Europa. E l’Italia, che si conferma uno dei fanalini di coda del Vecchio continente. Ma vediamo nel dettaglio quelli che sono i numeri sconcertanti del processo sempre più inesorabile di denatalità che ci vede protagonisti.
Secondo quanto riporta la grafica opportunamente intitolata “La crisi della fertilità in Europa”, che prende in considerazione numeri del 2022, che nel tempo sono rimasti più o meno gli stessi – se non addirittura peggiorati in alcuni stati – il tasso di fertilità “mostra un continente che viaggia molto al di sotto della soglia di 2,1 bambini per donna” che necessita una popolazione per evitare la decrescita demografica. Tradotto, ciò sta a significare che proseguendo su questo sentiero di pochi, o addirittura nessun figlio per mamma, un giorno l’Europa potrebbe essere abitata chissà da quali altre popolazioni mondiali. Entrando nei meandri della grafica, soltanto pochi paesi si avvicinano maggiormente alla quota ideale di 2,1 figli per madre. La Georgia, che comanda la classifica europea con 1.83, e la Francia, che delle big d’Europa è la capofila con un tasso dell’1.79. Seguono le nazioni dell’Est come Romania (1.71), Bulgaria (1.65), Repubblica Ceca (1.64) e Turchia (1.63). Anche le nordiche non se la passano poi così male – considerando il quadro generale -, con Svezia, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio che presentano un tasso di 1.5 figli per donna.
Vi starete chiedendo… e l’Italia? Beh, il nostro Paese non scoppia certo di salute sotto questo punto di vista. Tutt’altro, il dato dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Siamo tra i Paesi in rosso, quindi con una carenza accentuata di figli (1.24 per donna), che vale il quartultimo posto della classifica, davanti solo all’Albania, alla Spagna e all’ultimissima Malta (1.08). Il Giappone, dicevamo. Il dato per cui un paese così florido dal punto di vista economico e infrastrutturale – secondo uno studio realizzato dal professor Tomoya Mori, specialista in Economia urbana dell'Università di Kyoto – potrebbe arrivare a perdere addirittura il 70% della sua popolazione nel giro di un secolo, è indicativo del fatto che la denatalità non è esclusiva dei paesi ricchi, industriali e iperproduttivi. Cosa ha fatto quindi il governo di Tokyo per invertire la rotta? È notizia di questi giorni che a partire dall’aprile 2025 il Giappone avrà la tanto bramata settimana lavorativa corta (dal lunedì al giovedì). Un provvedimento varato nel tentativo estremo di offrire alle giovani coppie la possibilità di consumare di più la propria intimità, aumentando il tempo a disposizione e riducendo lo stress da lavoro. In realtà il Giappone da anni si impegna con politiche sociali direzionate in questo senso, senza troppo successo. Che sia però questa la strada da percorrere anche in Europa? Quel che non è confutabile, è che si tratta di una situazione da sovvertire a tutti i costi. Pena l’estinzione di intere culture.