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Dossieraggio, i giudici chiedono altro tempo. Congelati gli arresti di Laudati e Striano

Rita Cavallaro
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Quarantacinque giorni per decidere. Il Riesame non mette la parola fine su Perugia per l'inchiesta dossieraggio e prende tempo, per valutare nei dettagli non solo l’impianto accusatorio e le esigenze di custodia cautelare sulla base delle quali il procuratore Raffaele Cantone chiede i domiciliari per il finanziere Pasquale Striano e l’ex pm Antonio Laudati, ma anche la giurisprudenza che potrebbe salvaguardare da rallentamenti e cassetti polverosi l'inchiesta sul più grande scandalo politico della Seconda Repubblica. Il rinvio della decisione, di fatto, lascia aperta la possibilità che la Procura umbra possa continuare a mandare avanti i due anni di lavoro racchiusi in un corposo faldone di quasi 10mila pagine. E Cantone, a questo punto, non trasmetterà gli atti a Roma prima che i giudici della Libertà sciolgano il nodo.

 

 

La questione più spinosa è quella della competenza, posta dalle difese dei due servitori dello Stato coinvolti nella vicenda dossieraggio, che puntano a strappare il fascicolo a Cantone, i cui approfondimenti, ormai da mesi, puntano a mandanti e complici di quel verminaio ordito all’Antimafia almeno dal 2018 al 2022, periodo nel quale il finanziere Striano avrebbe messo a segno migliaia di accessi abusivi alle banche dati e trasmesso documenti riservati a tre giornalisti di Domani, diventati esclusive per colpirei politici del centrodestra in momenti cruciali della vita democratica del Paese. Per Striano e Laudati, indagati in concorso con i cronisti per accesso abusivo al sistema informatici e rivelazione del segreto, il procuratore aveva chiesto i domiciliari, ravvisando il pericolo di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Ma quando il gip di Perugia, pur condividendo i «gravi e plurimi indizi di colpevolezza» ha negato l'arresto, la Procura si era appellata al Riesame, dove le difese avevano presentato istanza per spostare la competenza a Roma, facendo leva su una recente sentenza della Cassazione che stabilisce come, in caso di inchieste che coinvolgono magistrati della Dna, la sede naturale è Piazzale Clodio. Una pronuncia, quella degli Ermellini, che seppure non vincolante ha persuaso il gip a dichiarare Perugia non competente per l'inchiesta, disponendo la trasmissione degli atti a Roma. Meno convinti i giudici del Riesame, ai quali Cantone ha chiesto di pronunciarsi nel merito del ricorso nel suo complesso, ovvero anche sugli arresti, e non solo sulla questione della competenza. E dopo oltre due ore di camera di consiglio, ne sono usciti senza una decisione.

 

 

«Abbiamo discusso sull’applicazione o meno delle misure cautelari e abbiamo contestato che ci siano i presupposti di questo strumento. Ora attendiamo la decisione dei giudici», ha detto l'avvocato Massimo Clemente, difensore di Striano. «Tra 45 giorni avremo la decisione del Riesame che si esprimerà su tutte le questioni sollevate: la retrodatazione che è rimasta in stand-by, la competenza territoriale e l'appello della procura sulle misure di cui abbiamo chiesto il rigetto nel merito», ha dichiarato l'avvocato Andrea Castaldo, legale di Laudati. «Al momento la situazione è di stallo, congelata», conclude.

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