Virus Congo, cosa sappiamo. Rezza: "Tante differenze con Wuhan"
Ogni qual volta si viene a conoscenza di un nuovo virus che circola nell’aria, anche a migliaia di chilometri di distanza, l’allarme scatta come un riflesso incondizionato. Del resto è l’insegnamento ci ha lasciato in eredità il Covid-19: l’imprudenza è nemica della salute. Il caso della malattia virale ancora “non ben diagnosticata” in Congo – che sinora, stando alle cifre ufficiali dell’Oms, ha provocato un bilancio di oltre 400 infetti e più di 30 morti – ci sta riportando alla mente quei ricordi lì. Eppure la semi-tranquillità trasmessa dalle parole dell'epidemiologo Gianni Rezza, interrogato da Il Sole 24 Ore sulle analogie tra i due virus, ci può far ben sperare per il futuro: “Wuhan era una città di 11 milioni di abitanti, con forte movimento di popolazione e strutture sanitarie adeguate, un laboratorio di massima sicurezza che addirittura si è sospettato fosse colpevole della fuga per sbaglio del virus. Mentre qua ci troviamo in un'area remota dell'Africa con una popolazione particolarmente debilitata e strutture sanitarie carenti”.
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Come a dire, un conto è un’epidemia che parte dalla Cina, che è uno tra i paesi con più abitanti al mondo e che ha un turismo di massa che consente di trasportarla facilmente da un continente all’altro. Altro discorso è se il virus scoppia in un paese come il Congo, e in generale quella larga parte del continente africano meno sviluppato, che ha un turismo sia in entrata che in uscita parecchio limitato. Il docente dell'università Vita Salute San Raffaele, che ha ricoperto anche il complicato ruolo di direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute negli anni bui della pandemia da Covid-19, individua ben pochi parallelismi tra le due situazioni: “Forse di simile c’è solo che ci troviamo alla fine dell'anno e ricordiamo quel tragico dicembre del 2019 che annunciava l'epidemia del 2020”. Tuttavia, sostiene il dott. Rezza, “a parte questo, e il fatto che non si conosce il microrganismo che è la causa di questa epidemia, le differenze sono molte”.
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Il virus del Congo, ad ogni modo, potrebbe essere sbarcato anche in Italia. Due presunti casi sono in fase di accertamento, a Lucca e a Cosenza. Ciononostante, non trapela ancora eccessiva preoccupazione né dall’Istituto Superiore di Sanità, né dai vari operatori sanitari che si sono espressi sinora. Gianni Rezza conferma: “Sembra che si tratti più di una patologia legata alle condizioni difficili di vita del territorio”. D’altronde malnutrizione e mancanza di igiene governano da sempre quei popoli, per i quali non si può, o più probabilmente non si vuole, trovare rimedio.