Vaticano, ecco i nuovi cardinali che sceglieranno il prossimo Papa: chi sono i 4 favoriti
Oggi, quando i grandi della terra atterreranno a Parigi per la consacrazione della rinata Cattedrale di Notre Dame, il Papa sarà invece a Roma per il Concistoro in cui creerà 21 nuovi cardinali. Con questa infornata di porpore, l’undicesima in meno di dodici anni di pontificato (un record assoluto in età contemporanea), si può dire che il collegio cardinalizio che prenderà parte al futuro Conclave sia pressoché completato.
Il tema dell’elezione papale è tornato di gran voga in questo periodo, non solo perché Francesco compirà tra pochi giorni 88 anni e i suoi acciacchi sono ormai da tempo di dominio pubblico, ma anche perché il prossimo 19 dicembre uscirà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo il film "Conclave", diretto dal premio Oscar Edward Berger e basato sull’omonimo best seller di Robert Harris. La pellicola, già definita un capolavoro dai critici di settore, si preannuncia campione d’incassi e c’è chi è pronto a scommettere che farà incetta di statuette alla prossima notte degli Oscar d’inizio marzo.
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Un cast stellare e un argomento, l’elezione del Papa, che da sempre suscita curiosità e interesse, garantiscono il sicuro successo del film. La trama si dipana ruotando attorno agli intrighi di potere, alle macchinazioni e alle cordate che compongono il collegio elettorale più esclusivo del mondo. Se è vero che il pontefice dovrebbe essere eletto seguendo l’ispirazione dello Spirito Santo, spesso, quando la porta della Cappella Sistina si chiude alle spalle dei cardinali, accade proprio come nel film. L’attuale collegio cardinalizio, che da domani sarà composto da ben 140 elettori (superando di 20 unità il limite fissato da Paolo VI), è molto più eterogeneo di quanto si possa pensare. Francesco ha sì nominato più dell’80% degli aventi diritto al voto, ma le divisioni esistono anche tra le creature bergogliane, non tutte poi così affini al pensiero del Papa argentino. Un esempio su tutti: il teologo Gerhard Ludwig Müller, creato cardinale da Bergoglio nel 2014, oggi lo accusa perfino di eresia.
Chi sono, quindi, i candidati oggi ritenuti "papabili" in un consesso profondamente diviso tra progressisti, conservatori e bergogliani di stretta osservanza? Innanzitutto, lui: il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Età giusta, 70 anni, molto stimato dalla diplomazia internazionale, piace anche a Bergoglio stesso, che del suo primo ministro apprezza il carattere riservato e lontano dalla sovraesposizione mediatica che poco giova a tanti altri possibili candidati. Parolin, che non fa parte di nessuna cordata né è ascrivibile a questa o quella corrente, sarebbe l’unico candidato potabile a tutti, il c.d. «Papa di compromesso». Poche chances, nonostante si dica spesso il contrario, avrà invece l’arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, Matteo Zuppi. Fin troppo bergogliano, pagherà certamente anche la stretta vicinanza alla Comunità di Sant’Egidio, proprio come accadde nel 2013 ad Angelo Scola, sponsorizzato all’epoca da Comunione e Liberazione. Tra i conservatori, il candidato da tempo più accreditato è il cardinale olandese Willem Jacobus Eijk, un ratzingeriano in purezza con un unico neo: è fin troppo ostile a Bergoglio.
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Stimato da molti è poi il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, su cui pesa però il flop del recente consesso. Infine, un altro italiano molto apprezzato a livello internazionale: il francescano Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa.
Sarebbe il primo Papa con la barba dopo secoli, ma la sua giovane età, 59 anni, potrebbe far rievocare a qualcuno la battuta che un porporato disse nel 1958 in merito alla candidatura dell’allora arcivescovo di Genova Giuseppe Siri (che al tempo aveva 52 anni): «Se eleggessimo lui non avremmo un Santo Padre, ma un Padre Eterno!».