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Attentato nel cuore di Roma, così volevano sparare alla Meloni: "Basta un cecchino"

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Le chat dei neonazisti arrestati intercettate dai pm di Bologna: "A volte si muove a piedi, basterebbe un po' di mira dall'hotel"

Augusto Parboni
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 «Trovami un cecchino e attueremo il piano». E il killer si sarebbe dovuto mettere dentro l’albergo che si trova di fronte a Montecitorio, il Colonna Palace hotel, che i neonazisti invece nelle loro conversazioni chiamavano «Excelsior». Gli estremisti arrestati e indagati che facevano parte del gruppo neonazista «Werwolf Division» avevano dunque intenzione di uccidere la premier Giorgia Meloni con un fucile di precisione: «Da lì gli puoi sparare un colpo dall’alto». Non solo. Nelle numersose conversazioni e messaggi sul canale Telegram intercettati dai magistrati della procura di Bologna, che ha emesso 12 arresti e ha indagato in tutto 25 persone, i neonazisti avevano anche effettuato «appostamenti e sopralluoghi in prosimità di Palazzo Chigi e Montecitorio».

Due degli indagati, infatti, a marzo 2023, si sono scambiati messaggi facendo riferimento proprio alla premier Meloni: «A volte si muove a piedi da quelle parti, basterebbe essere sul posto con una pistola e un minimo di mira. Per i traditori è sufficiente un colpo in testa». Una frase che nelle carte degli inquirenti viene anche legata al fatto che la presidente del Consiglio Meloni ha incontrato la senatrice a vita Liliana Segre: «Quella strega verra smascherata, una fascista che perseguita i fascisti, si è definita fascista finché non è salita al potere e ora rinnega di esserlo».

 

Sono molte le frasi contenute nelle carte dell’inchiesta bolognese che fanno riferimento all’«assalto» al potere: «Io vi stavo addestrando perché volevo appunto unirci all’ordine di Hagal, cioé a Forza Nuova, e a quegli altri per andare giù a Roma e fare un colpo di Stato contro il governo, il Parlamento. Volevo dare un’arma a ciascuno, un fucile ciascuno addestrati a dover fare la guerriglia».

Il gruppo di neonazisti, nei loro scambi di messaggi antisemiti su Telegram, definivano il mondo più buio della storia: «Non possiamo cambiare il mondo da un giorno all’altro, ma possiamo cambiare la nostra prospettiva.Questo può essere visto come il periodo più buio della storia, ma può anche essere visto come il periodo migliore di sempre - scriveva uno degli indagati che usava come nickname "Matteo Dux" - Un’epoca in cui molti eroi hanno la possibilità di compiere azioni eccezionali, chiunque essi siano, ovunque si trovino».

Nel mirino dei membri del «Werwolf Division» erano finiti anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e la segretaria del Partito democratico Elly Sheil. Nei loro confronti sono stati lanciati insulti antisemiti e minacce da parte anche di ex militanti leghisti. Oltre ai vertici della comunità ebraica. Il progetto terroristico della cellula neonazista, che progettava anche un attentato alla premier Giorgia Meloni, rappresenta «la smentita di tante affermazioni fatte nel passato». È il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a soffermarsi su una «particolarità» dell’indagine condotta dalla procura di Bologna. E la particolarità è che «i neonazisti vogliono colpire la premier Meloni e componenti importanti di un governo che talvolta viene accusato dall’opposizione di avere, in qualche modo, una vicinanza ideale a questi mondi». Ed ecco quindi che l’indagine va a smentire questa narrazione, è la riflessione del titolare del Viminale. Detto questo, sul fronte sicurezza «essere preoccupati è il nostro mestiere. Quindi alzare il livello della prevenzione è qualcosa che fa parte del quotidiano. Manterremo l’attenzione sempre alta».

«È tutta una follia». ha invece affermato Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova, più volte nominata nell’ordinanza. «Gli indagati sono degli sconosciuti. Ho la certezza che questa inchiesta sia basata su conversazioni assolutamente ininfluenti via chat, che è impossibile che qualcuno abbia pensato di sparare alla Meloni o di andare a Roma a fare il golpe. Sono tutte fantasie, sono chiacchiere, cose dette magari in ironia».

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