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Droga, nuovo arresto per il capo della Curva Sud del Milan. E quei sospetti sulla ‘ndrangheta…

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Ancora un arresto in carcere per il capo ultras del Milan, Luca Lucci. Con sospetti sempre più pressanti di vicinanza alle cosche di 'ndrangheta e in particolare i Barbaro-Papalia di Platì, attivi in Lombardia nelle zone di Cologno Monzese, Corsico e Buccinasco. La 'belva' - questo il soprannome del 43enne in carcere da settembre per l'inchiesta 'Doppia Curva' della Dda di Milano sul tifo organizzato milanese - è stato raggiunto questa mattina all'alba da una nuova misura cautelare in carcere disposta dal gip di Milano, Luigi Iannelli, con accuse di spaccio nell'ambito di un traffico di droga da oltre 2 tonnellate di cocaina, eroina e hashish fra la Calabria e la Lombardia, anche attraverso canali esteri (Spagna, Sud America e Albania) per un giro d'affari da oltre 11 milioni di euro. Con Lucci sono state arrestate dalla guardia di finanza di Pavia, coordinata dal pm Gianluca Prisco e dall'aggiunta Alessandra Dolci, altre 19 persone fra le province di Pavia, Milano, Reggio Calabria, Lecco e Piacenza: 5 ai domiciliari, fra cui Roberta Grassi, la 'contabile' della curva milanista, e 14 in carcere. Fra loro Luca Calajò, parente del 'boss della Barona', Nazzareno Calajò, che come Lucci risponde di spaccio di ingenti quantità.

 

 

In cella ci sono finiti altri due leader della sud rossonera: Rosario Calabria e Antonio Rosario Trimboli, vicinissimi al loro leader. Sfiorati ma non toccati dall'inchiesta sulle curve, i due uomini di 36 e 42 anni sono ritenuti dagli investigatori il punto di contatto con la 'ndrangheta. Calabria, milanese classe '88 e braccio destro di Lucci nella gestione del tifo organizzato quanto negli affari criminali, è legato a Domenico Papalia, figlio 41enne del boss Antonio Papalia dell'omonima famiglia della mafia calabrese operativa nell'area di Corsico e Buccinasco. Oltre ad aver riportato diverse condanne per minaccia a pubblico ufficiale, lesioni e droga, ha patteggiato una pena per lesioni aggravate dopo essere stato fermato nel 2007 dai carabinieri a Bianco, in provincia di Reggio Calabria, in compagnia di Domenico Papalia e dello stesso Trimboli. Quest'ultimo, nato a Locri, è stato arrestato con Lucci nel 2021 per traffico di droga. Rispetto ai legami con la criminalità organizzata risulta che Domenico Papalia sia stato suo "compare di anello" e testimone al matrimonio con la figlia di Francesco Perre, pluripregiudicato condannato per associazione mafiosa e stupefacenti. Nei primi anni Duemila, Trimboli sarebbe stato tra gli iscritti del 'Circolo Montello' di Corsico, creato da pregiudicati per mafia provenienti da Platì tra cui si contano tutti i nomi della famiglia Barbaro-Papalia. Il 42enne è comparso anche nella maxi indagine 'Infinito' sulla 'ndrangheta in Lombardia: l'autista del boss Rocco Papalia, Domenico Sergi, sarebbe stato padrino di battesimo e di cresima del 42enne.

 

 

Circostanze importanti per gli inquirenti, dopo che a settembre l'aggravante dell'agevolazione mafiosa - in quel caso con l'accusa di aver favorito la cosca di Rosarno della famiglia Bellocco - è stata contestata solo agli ultras dell'Inter, falcidiati dalla guerra a colpi di omicidi (Vittorio Boiocchi, lo stesso Antonio Bellocco a settembre 2024) e dalla presenza costante in curva e nel business di uomini legate alla criminalità calabrese. Dalle indagini è emersa anche la capacità 'riproduttiva' delle bande milanesi: il gruppo avrebbe preso progressivamente il posto del clan Flachi, decapitato dai processi, nella gestione delle piazze di spaccio alla Comasina di Milano. Elementi e traffici che emergono dalle chat criptate SkyEcc in uso ai trafficanti fino al 2021 quando a marzo forze dell’ordine belghe, olandesi e francesi sono riuscite a bucare la piattaforma, permettendo agli investigatori di mezza Europa di riuscire a decifrare le conversazioni segrete. Gli uomini delle fiamme gialle hanno sequestrato nel corso dell'inchiesta una tonnellata di cocaina, una di eroina e 200 kg di hashish oltre a 800mila euro in contanti che un corriere stava trasportando in macchina. L'ipotesi - sempre più frequente nei fascicoli per droga - è che i soldi fossero destinati a cittadini cinesi per la gestione dei "canali bancari sommersi" con cui trasferire il denaro all'estero, secondo il sistema del 'fei eh 'ien', circuito finanziario informale con garanzia di anonimato.

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