business dell'accoglienza
Mimmo Lucano choc: "Servono più soldi", le fatture false degli immigrati
«Hai messo 500? Mettici 700... mettigli 80... mettigli 300 euro, qua mettigli 280 euro... e qua a dicembre mettigli 170». È il modello Riace, la gestione dei migranti secondo il sindaco Mimmo Lucano. L’europarlamentare di Avs, rieletto al Comune calabrese, condannato in primo grado a 13 anni di carcere per la gestione dei migranti e assolto in Appello dalle accuse più gravi, è ora nelle mani della Cassazione, a seguito del ricorso della Procura che punta a dimostrare come i soldi per gli ultimi siano stati sottratti. Tanto che parlano di «gravi irregolarità sulla rendicontazione, attinenti al complesso meccanismo della erogazione di contributi pubblici» e di «intenzioni truffaldine» che trovano fondamento nei dialoghi intercettati, «dai quali in modo inequivoco emerge il ruolo centrale nella vicenda del Lucano».
Nel ricorso, ci sono le conversazioni in cui gli imputati «fanno riferimento alla necessità di far confluire anche acquisti e spese non pertinenti alle finalità istituzionali previste dalla legge nella causale relativa al progetto di accoglienza e integrazione in favore dei migranti». E per rafforzare le «gravi irregolarità nell'amministrazione della cosa pubblica rilevate dalla relazione ispettiva della Prefettura di Reggio Calabria» nella gestione dell'emergenza migranti, i magistrati mettono in luce «i dati concreti da cui desumere profili di responsabilità penale in capo alla amministrazione del Comune di Riace e in specie alla figura del sindaco Lucano», che avrebbero liquidato i fondi ad associazioni «a chiamata diretta fiduciaria con criteri di selezione personali e discrezionali, e non con l'adozione di una gara ad evidenza pubblica», si legge. Emerge, per il pm, il ruolo di Lucano «nella illegittima gestione della procedura prevista per l'erogazione del contributo ministeriale».
A pesare, poi, «la assoluta genericità della fatturazione di acquisto di beni, che fa ritenere esistenti sovrafatturazioni». A riprova alcune intercettazioni ritenute rilevanti per il «falso e la sua strumentalità nel più ampio disegno criminoso del Lucano che ha messo in piedi un vero e proprio "sistema" per non perdere le somme già spese». In una conversazione dell'8 settembre 2017, Lucano «proponeva di adottare un sistema per non perdere completamente l'economia, ovvero per non dover perdere le somme già spese, per le borse lavoro», si legge nel ricorso, in cui, per dimostrare il carattere fittizio delle prestazioni occasionali, viene riportata la proposta della Ierinò: «Si devono trovare persone che pure che gli fai il bonifico, i soldi ritornano a Città Futura», associazione presieduta da Ferdinando Antonio Capone, ritenuto il braccio operativo e "il prestanome" del sindaco. Lucano replicava: «Sì ma come facciamo... a fare questa operazione... i pagamenti? Quelli vogliono tenersi i soldi pure». Ierinò e Lucano ipotizzano di ricorrere a persone fidate, non imparentate con il primo cittadino, per evitare che sia attaccabile. «Ti bombardano... se scoprono».
Diventa così rilevante il dialogo del 13 settembre tra Lucano, Ierinò e Jerry Tornese, avvenuto dopo la visita dei funzionari della Prefettura e prima della presentazione del rendiconto Centri di accoglienza straordinaria, per il secondo semestre 2016, presentato in notevole ritardo. Ierinò suggerisce come «pezze giustificative» di farsi firmare le schede carburante ad un anno di distanza. Lucano, inoltre, indica alla Ierinò i costi da inserire, «determinati "forfettariamente" in ragione del numero di ospiti presenti». Cifre a caso, secondo i giudici, riportate nel rendiconto. E così Lucano dà i numeri per recuperare i fondi dell'accoglienza: «Qua devi mettere... poi c'è la fattura di Jerry, ora vediamo quant'è... qua hai messo il carburante... Hai messo 500? 2.500 totale ne mettiamo... e meno luglio sono cinque mesi...». Ierinò ricorda al sindaco che «ad agosto c’erano 40 persone» nei centri. «E mettici 700 e... agli altri metti 300, 200... al mese di luglio e agosto metti in questa maniera e poi 200, 300, giusto per... hai capito... era qua ad agosto? E lascia 500 euro». Ierinò consiglia: «A settembre dovremmo spendere di più». E Lucano: «Altri 500 euro... Mettigli 300, qua mettigli 280. È meglio... e qua a dicembre mettigli 170 euro. Fai il totale di questi mesi che ho segnato io.... Ed esce 80, 500, 1.000, 1.080, 300, 280».
Per l’accusa, il dialogo sarebbe la prova non solo della manipolazione del rendiconto, ma anche della piena consapevolezza dell’eurodeputato Avs. Infine la vicenda della fattura fittizia dell’associazione Welcome, inserita nel rendiconto in forza di una convenzione non ancora stipulata nel 2017, che «conferma l'avvenuta consumazione Condannato in primo grado a tredici anni, viene assolto dalla Corte d’Appello della condotta dal falso ideologico». Lucano, il 12 luglio si lamenta: "Mi sono fatto i conti, è troppo alta la cosa. Escono 42mila euro». E Tornese: «Siccome la rendicontazione è mensile... parti da luglio. Sono sei mesi... facciamo le prestazioni che ti ho detto io... pratiche burocratiche, consulenze di psicologi e gli assistenti sociali...». Il sindaco si preoccupa di sforare la cifra per migrante: «Non è che noi usciamo fuori dai 35 euro?».
L'interlocutore assicura: «No, no... già pure 6mila euro per 6 mesi... sono 42mila euro». E Lucano: «Una volta che li rendicontiamo... li mandiamo, affinché la rendicontazione sia valida però, ci devono essere anche i passaggi di assegni?». Risponde Tornese: «Noi vi facciamo la fattura... quando la Prefettura manda i soldi... fate un bonifico». Il sindaco allora chiama Ierinò: «Qua Jerry ha studiato un sistema». Che Tornese esplicita meglio: «Noi potremmo fare dal primo luglio fino al 31 dicembre, ogni mese, una fattura di prestazioni di servizi per gli ospiti beneficiari del progetto Cas... all'associazione Città Futura». Per il sindaco l'unica soluzione: «Se noi non... non alteriamo la cosa, non ne usciamo più di qua». Importo, certificano gli inquirenti, poi elevato a 8mila euro al mese. Perché «mi sono fatto il conto, mi mancano altri 25mila euro... se (risatina) li possiamo pescare... che so! Vedete voi"», diceva Lucano. Alla fine la falsa fattura è stata emessa per 62.220 euro di fondi destinati ai migranti.