le rivelazioni de il tempo

Ong amiche degli scafisti e il "casting" dei migranti, la Lega: "Ora indagate"

Edoardo Sirignano

«Mentre si oppongono alla volontà del governo di fermare il traffico di migranti, certi magistrati, spero involontariamente, finiscono per dare indicazioni agli scafisti su come organizzare i loro traffici». Così Stefano Candiani, deputato della Lega, già sottosegretario dell’Interno con Salvini ministro, commenta l’ultimo scoop de “Il Tempo”, secondo cui alcune Ong si sarebbero interposte tra la Marina e la costa libica, al fine di intercettare i fuggitivi dai Paesi sicuri e scaricare, al contrario, quelli che non lo sono. A tal proposito, il Carroccio non solo intende effettuare un’operazione verità, ma assicura di volere portare il caso in Parlamento.

 

«Non capisco – ribadisce- perché quei togati che tanto hanno fatto clamore sull’Albania, non muovano un dito rispetto a certe notizie di reato. Forse stiamo parlando di mondi che fanno riferimento alla sinistra continentale e quindi non possono essere toccati. Non sarà forse che qualcuno continua, purtroppo, a scegliere su cosa si può o non si può indagare? Anzi, credo che questa sia proprio la dimostrazione di come una certa magistratura sensibile alle sollecitazioni che arrivano da sinistra, applica due pesi e due misure».

 

Preoccupato per quanto denunciato su queste colonne pure Alessandro Battilocchio, responsabile immigrazione di Forza Italia: «Se fosse confermata la versione contenuta nel rapporto della Guardia Costiera, ci troveremmo di fronte a un fatto grave, da approfondire. L’esecutivo sta portando avanti, sin dal suo insediamento, una politica di contrasto duro all’immigrazione clandestina». L’azzurro, che qualche giorno fa ha visitato i centri di Shenjin e Gjader, sottolinea, comunque, come tali vicende non frenino il cosiddetto piano Albania. «Tutto è pronto, ribadisce. Mi auguro si proceda spediti. Il Governo, con il supporto del Parlamento, andrà avanti.
Ricordo a tutti che la tripartizione dei poteri è un pilastro della nostra democrazia».