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Caccia ai riservisti ebrei italiani: nomi e foto online, ecco le liste di proscrizione

Christian Campigli
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Una pratica legata a doppio filo alle peggiori dittature. Una dinamica oscena, che credevamo persa nel tempo e che, al contrario, ritroviamo in versione moderna, 2.0 direbbero gli esperti di informatica. Secondo il dizionario di italiano Nuovo De Mauro, le liste di proscrizione sono, «nei regimi autoritari, l’elenco delle persone condannate all’esilio, alla confisca dei beni o ad altre pene, perché appartenenti alla fazione politica avversaria». All'interno di Telegram, un social di messaggistica istantanea molto diffuso tra i più giovani, esiste la possibilità di creare dei gruppi. Purtroppo, a fronte di migliaia di persone che scambiano commenti su musica e arte, su viaggi e moda, ve ne sono alcuni che superano, di gran lunga, decenza e legalità.

 

Ieri pomeriggio siamo imbattuti in «Rubio feat Rubio», 5000 persone unite dall’odio verso Israele. Nel post di ieri viene linkato un messaggio di un hotel di Belluno, che ha rifiutato la prenotazione, effettuata sul portale Booking, ad una coppia di Tel Aviv. Delirante il commento: «I terroristi ebrei che occupano da 76 anni la Palestina e che portano avanti la pulizia etnica del popolo natico semita devono mangiare, bere e dormire solo tra simili. Chi si considera superiore al resto dell’umanità deve essere respinto, come hanno fatto i partigiani di Selva di Cadore. Anche questa è lotta». Scrollando questo autentico insieme di dissennatezza, è possibile leggere alcuni post di «Israel Genocide Tracker», un nick dietro il quale si cela, verosimilmente, un insieme di persone.

 

Una pagina presente, per altro, anche su Facebook, che ieri ha pubblicato due foto di un ragazzo sorridente: nella prima lo si vede raffigurato in canottiera, con un panino nella mano sinistra e la borraccia in quella destra. Nell’altra immagine è stato immortalato in costume da bagno, sopra una barca al mare.Ilviso è assolutamente ben riconoscibile, non vengono cioè usate tecniche di oscuramento come il banale pixellaggio. Poi vi sono suoi scatti che lo raffigurano con la divisa dell’esercito. «Il riservista italiano israeliano I.P. (nel post viene indicato il nome completo), uno chef, ha prestato servizio nel 435° battaglione di fanteria della Brigata Givati, Rotem, durante il genocidio di Gaza. Ha festeggiato il suo compleanno nella casa di una famiglia palestinese sfollata che la sua unità aveva occupatoa Gaza. Dopo aver completato il servizio di riserva, è tornato in Italia per una vacanza in famiglia». Sono del 12 novembre le foto di quello che viene definito nel gruppo Telegram «l’ennesimo terrorista del Belpaese, ennesima persona con la menorah sul passaporto ricercata per crimini contro l'umanità. Qualcuno lo conosce?».

Una domanda che gela il sangue, perché fa capire, in un attimo, lo scopo di questo gruppo. Quello cioè di «andare a prendere gli ebrei nelle proprie case». Come non bastasse, «Israel Genocide Tracker» ha fornito indicazioni tutt'altro che generiche su quella persona. «Il riservista israeliano G.S. è stato identificato come medico da combattimento nel 94° battaglione della Brigata di fanteria Kfir, Duchifat, durante l'invasione del campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza». Dulcis in fundo vengono anche mostrate le foto e i post di G.S., durante il periodo di apprendistato presso un ristorante romano (che, al solito, viene indicato con tanto di indirizzo). Un tentativo plateale di boicottare un locale, perché «colpevole» di aver offerto lavoro ad «un ebreo».

L'augurio è che, questa mattina, tutto il Parlamento, deputati e senatori di centro, destra e sinistra chiedano a gran voce la chiusura immediata di questo scempio.

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