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Dossieraggio, svolta sul verminaio all’Antimafia: per la Procura “De Raho sapeva”

Rita Cavallaro

Il pentastellato Federico Cafiero De Raho era a conoscenza della condotta illegale degli spioni quando era capo dell'Antimafia. La circostanza emerge in queste ore, grazie a un documento che il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha depositato al tribunale del Riesame, in vista dell'udienza in cui i giudici della Libertà dovranno decidere se porre ai domiciliari i due principali presunti responsabili della centrale del dossieraggio, ovvero il finanziere Pasquale Striano e l'ex sostituto procuratore Antonio Laudati.

 

 

Gli indagati rispondono di accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto in concorso con i giornalisti del quotidiano Domani Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. Il nuovo documento messo agli atti da Cantone è una relazione redatta nel 2020 dall'allora procuratore aggiunto della Dna, Giovanni Russo, già audito per ben tre volte dalla Commissione parlamentare Antimafia, guidata da Chiara Colosimo, il cui vice presidente è appunto De Raho, finito nel mirino degli altri commissari per il presunto conflitto di interessi. Russo, con quella relazione, aveva segnalato ai vertici della Procura nazionale antimafia, che in quel momento era guidata proprio dal parlamentare grillino, "anomalie" nelle attività di Striano e presunte interferenze del finanziere addetto al Gruppo Sos sulle attività di altri gruppi di investigatori.

 

 

Un nuovo tassello documentale, venuto alla luce da un lavoro di ricognizione interno alla Dna sulle attività di Striano, voluto dal procuratore nazionale Giovanni Melillo, il quale, già dal suo arrivo nel maggio del 2022, si era accorto del colabrodo dell'Antimafia ed era corso ai ripari con linee guida stringenti. Nella relazione, che secondo la Procura di Perugia Russo aveva stilato ma poi non firmato né ufficializzato, il magistrato poi capo del Dap avrebbe portato a conoscenza dei vertici della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, guidata in quella fase da Cafiero De Raho, una serie di "condotte anomale" e "interferenze" di Pasquale Striano su altri gruppi di lavoro di investigatori che dipendevano da Russo. Alla relazione non sarebbe stato dato alcun seguito. E il team di spioni ha potuto mettere a segno il dossieraggio fino alla fine del 2022, quando la denuncia del ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha scoperchiato il vaso di Pandora.